Maria Eletta Sani lettera c. 123 Falerone Macerata

Maria Eletta Sani lettera c. 123
Viva Gesù e Maria
A gloria di Dio incomincio a scrivere e per obbedienza del vostro Ministro. La scossa che provai da lei, mi ha fatto stare tutta questa notte penando; ma tutto sia a gloria di Dio. Il nemico, mentre dicevo il santo Rosario in comune con (questi) altri di casa mia, venne -il nemico- vicino a me, cioè io stavo appresso a una porta e lavoravo, dicendomi con rabbia e sdegno di tal maniera che io non l’ho mai veduto così arrabbiato mi disse: “Prima che noi ti lasciamo, ti vogliamo tirare a precipizio e questo lo vedrai se che faremo!” A queste loro ciarle non feci caso, anzi (presi) animo e speranza che Maria mi voglia presto liberare. E’ un (po’) di tempo che mi vengono polluzioni di sangue e mi danno più fastidio che le altre (volte). Veda quanto sono grandi gli assalti d’impurità. Non mi ha dato l’animo mai di dirglielo a voce per il gran rossore di doverglielo dire. Io non credo alle ciarle del nemico perché non farà né più, né meno di quello che Dio gli permetterà, ma vedo che mi …(colpisce? ). Questa mattina già ho fatto la Comunione e Dio sa come. Dopo la Comunione, mi ha dato tormenti per le membra (del) corpo. Il sig. D. Gaetano lui può riferire meglio di me. Dopo questi dolori e stirature di nervi e viscere, la pelle del ventre…la voleva rompere, mi ha assalito con assalti di disonestà e con polluzioni di sangue. Io non posso ridirgli come mi trovo a forza di dolori e di piaceri impuri. Voleva carpirmi il consenso. Ma io spero in Dio che non lo darò mai. Mentre stavo fra quelle pene e spasimi e sudori di morte, offrivo tutto al mio Dio, ma lo dicevo tanto di cuore: “Mai sarà, mio Dio, che io dia questo consenso”. Gli dico con tutta verità che questa mattina ho penato straordinariamente. Dopo ritornata a casa, mi hanno preso certi sudori gelati che io mi credevo di morire. Dicevo: “Mio Dio, eccomi abbandonata come voi sulla Croce e nelle vostre mani raccomando lo spirito mio”. Dopo un po’ di tempo, mi sono trovata con lo spirito in Dio, trafitto è restato il mio spirito da acutissime trafitture. Rimiravo Dio con la viva e certa notizia e intelligenza, (di) lontano rimiravo la sua grandezza e Divinità: mi dava animo che sollevassi lo spirito in Dio e rimirassi la sua Bontà che il giorno di venerdì (è) di passione e il mio Gesù morì per il genere umano. Rimiravo Dio con chiara notizia come Dio ricolmo di divinità e amore. Mi faceva intendere con il solo vedere come Gesù stette vivo in Croce distintamente tutta la sua passione ed anche facendomi intendere che Gesù, in tutta la sua vita sempre, lo affliggevano i peccati degli uomini e che perciò pensassi che la sua Bontà è molto offesa dalle creature. In quell’istante il mio patire mi pareva un piccolo patire, animandomi a patire con Gesù. Oggi che (è) giorno di Passione, il mio spirito si disfaceva di amore e di compassione verso il mio Gesù. Ritornata in me, un dolore nel cuore …mi trafigge l’umanità, ma va accompagnato dal desiderio di unirmi con Dio. Sospiro e aspiro al mio Dio. Altro non bramo se non quell’ora che sciolta da questa (cenere) arriverò a possedere e amare il mio Dio. Il rapimento di ieri che non potevo dirgli, fu che lo spirito si trovò alla Divinità e (al)la pienezza dei doni che ricevettero i santi discepoli dello Spirito Santo. Li rimiravo e capivo che senza questo divino Spirito, lo spirito povero non può arrivare all’unione con Gesù, se non (vi) scende lo Spirito Santo con i suoi doni, non può unirsi con Dio. Resto bensì trafitta da acutissimo spasimo di spirito e di amare Dio. Quel che mi accadrà oggi, glielo dirò domani perché sento il mio spirito che non trova luogo, pare che stia preparato al mio Dio. Richiedo la sua S. Benedizione.
/Ceralacca e indirizzo\ Al P. Scaramelli.

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