IL MEDIOEVO LETTERARIO ITALIANO appunti degli studenti dalle lezioni del prof. MANCINI d. DINO

IL MEDIOEVO

   Il Medioevo è l’epoca che corre fra la caduta dell’impero romano e della civiltà classica del secolo V e la rinascita dell’arte e della letteratura ispirata al classicismo nel secolo XV. Praticamente si fa iniziare il Medio Evo con l’anno 476, quando cessa in Occidente l’istituto dell’impero; e si pone come suo termine la metà del secolo XIV, quanto la cultura e la creazione artistica sono improntate ad una spiritualità nuova. Fu detta età di mezzo nel tardo rinascimento, per il culto di tutto ciò che è classico: età intermedia, quindi come età senza valore, fra il tramonto della cultura romana classica e la rinascita di essa ad opera degli umanisti.

    Il Medio Evo si può dividere in due periodi: alto Medioevo (476- 1050 circa )

                                                                                   basso Medioevo (1050- 1350 ).

 Alto Medioevo (476- 1050).

   E’ la fase in cui si forma, etnicamente e spiritualmente, l’Europa moderna. Le nazioni dell’Europa attuale si dividono in tre gruppi: germaniche: (Germania, Austria, Danimarca, Svezia, Norvegia e in parte l’Inghilterra ); neolatine: (Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Romania ); slave: (Polonia, Russia, Jugoslavia, Bulgaria ).

   Le nazioni neolatine risultano dalla fusione delle popolazioni germaniche stanziate nell’impero, con le popolazioni latine. Sono chiamate anche nazioni romanze. La fusione, tra la stirpe latina e quella germanica, avvenne lentamente nel corso dell’alto Medio Evo, soprattutto dal secolo V al secolo VIII. Si verificarono la fusione delle etnie, costumi, della mentalità, del gusto e sorse così la cultura romanza o  neolatina. La Chiesa fungeva da tramite di unione tra le due culture in quanto accettò la eredità del mondo romano e la trasmise, insieme con la fede cristiana, alle popolazioni germaniche. I Germani accolsero la fede cristiana e il romanesimo secondo le loro abitudini.

   Erano ancora  popolazioni in stato di cultura primitiva, per cui l’alto livello della cultura romana si adeguò e la vita subì un adattamento. I Germani ingentilirono la loro cultura a contatto con quella romana. La cultura nuova andò assumendo nei secoli una fisionomia sempre meglio ben definita.

   Il merito di questa cultura consiste nell’avere contribuito alla elevazione di tutti i popoli, in quanto la cultura del mondo è divenuta  di marca prevalentemente occidentale.

Tutte le popolazioni germaniche sono entrate nell’orbita della cultura neolatina, ad opera di Carlo Magno, nel secolo IX. Le popolazioni  Slave hanno ricevuto la cultura ‘romanza’ da Bisanzio, dal secolo settimo in poi.

Il Romanesimo diventa neolatino (o ‘romanzo’) nell’area della Romanità occidentale estendendosi alla Germania. Questo romanesimo viene ellenizzato da Bisanzio da dove  passa all’area della Slavia.

Il cristianesimo da Roma è comunicato in occidente e alla Germania;  in oriente diventa ortodosso e diffuso nella Slavia.

Quale funzione hanno avuto il romanesimo e il cristianesimo?

–  Sono due fattori a carattere universalistico, hanno moderato la tendenza al particolarismo, che era propria delle popolazioni germaniche che assimilano il romanesimo dentro la compagine dell’impero; poi il cristianesimo le unisce nella compagine della Chiesa.

– hanno conservato e trasmesso la cultura cittadina e sacra alle popolazioni

  barbariche.

– hanno mitigato e ingentilito le usanze.

– hanno diffuso una mentalità comune, una lingua comune nel mondo romano, con usanze comuni.

 

 La cultura nell’alto Medio Evo.

   Nei regni romano – barbarici, stanziatisi nell’impero, la cultura era valutata nei pregi fisici, particolarmente nella forza militare più che l’istruzione: furono chiuse le scuole, che prima fiorirono in Italia e nelle varie regioni dell’impero occidentale, sia per la mancanza dei maestri, sia per la trascuratezza da parte dei capi germanici.

   La cultura sopravvisse nei conventi e nei monasteri, ove fiorivano le scuole. In esse si insegnavano materie sacre e  profane. I religiosi  copiavano i testi dei grandi autori classici. Fuori dai luoghi religiosi, i laici non  praticavano studi. L’imperatore Carlo Magno sapeva leggere, ma non sapeva scrivere.

   Nel primo decennio del 800 (sec. IX) alla corte di Carlo sorse la Scuola Palatina che dava  preminenza agli ecclesiastici, per cui le opere prodotte nella letteratura e nell’arte, hanno quasi tutte contenuto e ispirazione, tratti dalla religione. Gli ecclesiastici in ambiente neolatino sono gli esponenti più notevoli della produzione di opere di letteratura e d’arte che venivano elaborate con la mentalità neolatina che era la sintesi dei tre mondi: classico, germanico, cristiano.

   La religione dà il soggetto e l’ispirazione, la latinità suggerisce le strutture generali, la struttura delle opere, il gusto germanico si rivela nell’elaborazione dei particolari.

   Il gusto germanico è caratterizzato dalla tendenza all’artificio, è irregolare, fantasioso; ignora procedimenti artistici. Il senso germanico della proporzione e dell’armonia, è ben diverso da quello latino.

   La produzione letteraria altomedievale è costituita da commenti delle sacre Scritture, da prediche, da cronache, da inni sacri, da rifacimenti di opere classiche ad uso delle scuole monasteriali. Produzione caratterizzata da una mancanza di approfondimenti dello stile; da una visuale semplice nelle impostazioni; da  un realismo nei particolari; e da una certa approssimazione linguistica nell’uso del latino (detto latino medioevale).

   Gli artifici ereditati dall’indirizzo retorico che aveva predominato nella letteratura del tardo impero erano giochi di concetti, di parole, frasi complicate e sono usati dallo scrittore altomedioevale. Si tratta di una produzione che ha una grande importanza storica, in quanto ci attesta quale fosse la capacità creativa e quale fosse lo stile alto medioevale. Il latino medievale testimonia l’evoluzione attraverso la quale era passato, nei secoli, il latino dotto. Dal punto di vista estetico forse il maggior  pregio è forse un realismo schietto.

 Conclusione.

   Non dobbiamo meravigliarci se l’alto Medio Evo ha prodotto poche opere letterarie. Tutti i testi scritti esprimono la nuova formazione etnica e spirituale dell’Europa moderna.  Il giudizio di valutazione sull’alto Medio Evo prende in considerazione la funzione che ha svolto, come si fa nei riguardi di ogni nuovo fenomeno storico. I secoli altomedievali hanno compiuto nella storia dell’Europa quella funzione insostituibile che nella vita degli individui hanno le fasi adolescenziali. In forza dell’inserzione dei barbari nella vita dell’impero, e quindi della cultura classica, questa assunse un nuovo indirizzo e si rigenerò. Lo scrittore romano Tacito riconosceva che la cultura romana, al suo tempo, era giunta ad una fase decrepita; e che perciò, specie dal punto di vista morale, erano da preferirsi i Germani, popolo giovane, fisicamente e spiritualmente sano. Nella romanità si ebbe poi una cultura nuova, in cui la parte vitale della vecchia cultura si fondeva totalmente con le forme semplici e originali della germanicità. L’immigrazione dei barbari diede una nuova vita alla tradizione romana e infuse in essa altri aspetti originali. Pertanto, invece di considerare il Medio Evo come età della morte del classicismo, si può considerarla come età di rinascita di esso sotto forme nuove. La varietà compensò il livello non elevato.

 Basso Medioevo (1050- 1350 ).

    Questa fase può essere definita fase di maturazione della cultura neolatina (o romanza). Possiamo suddividerla ancora in due periodi: periodo della giovinezza (1050- 1250) – periodo della maturità (1250- 1350 ). Il primo periodo ha come caratteristiche generali l’intenso spirito religioso, l’affermazione della democrazia, la rifioritura dei commerci, la ripresa culturale, anche espressioni intemperanti e contrasti. Le cause erano: l’evoluzione delle nuove generazioni, l’aumento della popolazione, la conoscenza reciproca fra i popoli europei, la riforma ecclesiastica, la decadenza del feudalesimo e della servitù della gleba.

 Caratteristiche generali:

L’intensità dello  spirito religioso si manifesta nell’ascetismo (talora ereticale come i Catari, gli Albigesi, i Flagellanti) inoltre nella valutazione del dato soprannaturale predominante sopra quello naturale, e soprattutto nella grande fioritura di conventi, o monasteri, edifici religiosi, associazioni e confraternite; anche crociate contro i turchi e contro gli eretici.

   Altra caratteristica medioevali è l’affermazione della democrazia soprattutto con la nascita e  la costituzione del comune che manifesta il vivo senso sociale e la tendenza ad esercitare le attività in forma associata (corporazioni).

   Dalle città comunali proviene la tipica rifioritura dei commerci  in seguito alla rinascita delle attività produttive. Si tratta di una economia aperta agli scambi non solo  tra comune e comune, anche verso lontane nazioni, come i Fiorentini in Inghilterra.

   Altro elemento caratteristico del medioevo è la  ripresa delle attività culturali, oltre il ceto ecclesiastico, in generale fiorisce la cultura anche nelle corti feudali e nei comuni perché i cittadini laici sentono il bisogno di istruirsi ed agire nel campo della cultura. Le scuole assumono forme nuove, diverse da quelle degli ecclesiastici, anzi talvolta in antitesi mondana. Nel basso Medio Evo entrano in uso gli scritti nella lingua  detta “volgare”, alternativa rispetto alla lingua latina medievale.

   Del basso Medioevo sono caratteristici anche i contrasti e le intemperanze. Nell’alto Medioevo, c’era stata una fase di nascita delle istituzioni politiche e sociali, delle nazioni, degli indirizzi mentali della “Respublica Christiana” unitaria, come era il Sacro Romano Impero, sintesi della mentalità universalistica del Cristianesimo e del Romanesimo con il particolarismo del Germanesimo. Non erano ben definite le valenze, per cui c’erano contrasti tra l’impero e il papato, i comuni e i feudatari.

    All’inizio del basso Medioevo, specie in seguito ai gravi abusi commessi dall’autorità politica feudale e imperiale ai danni della religione, la Chiesa iniziava la sua reazione contro l’Impero con le lotte per le investiture fra Gregorio VII e Enrico IV; poi fra Federico Barbarossa e Alessandro III; più tardi fra Federico II e Onorio III. Cesaropapismo e Teocratismo sono due posizioni estremiste che tentano di soverchiarsi l’una sull’altra. I vecchi feudatari avversavano i giovani comuni. Nell’interno del comune c’erano rivalità fra la classe dei nobili e il popolo, tra Guelfi e Ghibellini.

Cause della fase rigogliosa:

.   L‘evoluzione delle nuove generazioni che acquistano coscienza della loro personalità, della loro capacità e soprattutto sono animate da grandi entusiasmi, consente loro forme di presenza di portata storica straordinaria.

.   L’aumento della popolazione genera nuovi bisogni e quindi nuovi modi di produrre; e nuove esigenze politiche e sociali. La necessità di maggiori scambi favorisce i rapporti trai territori, rompendo i circoli chiusi del sistema di vita medievale feudale.

 …La conoscenza che i popoli dell’Europa hanno fatto reciprocamente attraverso i contatti fra latini germani, facilita i rapporti di collaborazione.

.   La riforma della Chiesa compiuta dal papa Gregorio VII fa eleggere per le  sedi abbaziali e vescovili persone degne d’essere abati e vescovi che aprono scuole anche per i laici; questi pastori si occupano della vita del popolo, promuovendo la cultura.

.   La  decadenza del feudalesimo dovuta soprattutto alla divisione in parti sempre più piccole del territorio ereditato dai figli e nipoti sminuiva il potere e la consistenza politica economica e militare  dei feudatari di un tempo. Allora le città si svincolarono dalla soggezione e creano i comuni. Le attività amministrative e politiche vengono organizzate dal popolo stesso nel comune democratico.

.   Quando fu abolita la servitù della gleba  si affermò il lavoro libero e le corti feudali si purificarono dallo stile militaresco arretrato e diventarono centri di nuova cultura.

 L’arte e la letteratura nella fase giovanile del basso Medioevo.

  La caratteristica più notevole della prima fase del basso Medio Evo è la collaborazione stretta tra la Chiesa e il popolo. I comuni ponevano come primo articolo dei loro statuti il rispetto al cristianesimo per cui il popolo prendeva parte alla riforma ecclesiastica promossa da Gregorio VII e realizzava l’alleanza fra i comuni e il Papa nella lotta contro l’imperatore.

   L’effetto più evidente di questa collaborazione è l’impronta cristiana che hanno avuto tutte le manifestazioni della vita pubblica come la fioritura di ordini religiosi, di associazioni religiose, di iniziative contro i turchi e gli eretici, di costruzione di tante e belle chiese, di composizione musicali, di inni sacri e di elaborazioni leggendarie patriottiche e religiose. L’attività artistica  ebbe modo di affermarsi particolarmente nella costruzione e nella decorazione delle chiese e nell’arredo per il culto. Fiorisce in questo tempo l’arte romanica ispirata al senso mistico nella struttura degli edifici sacri e nelle decorazioni  pittoriche e a bassorilievo. Si tratta di una arte che ha qualcosa di primitivo, di semplice, ma di stile intelligente e di buon effetto. Il criterio che dirige la struttura e gli ornati è questo: la chiesa è la casa della preghiera; la preghiera è intima unione dell’anima con Dio; affinché tale unione si verifichi serve il raccoglimento; e per favorire il raccoglimento si crea un’atmosfera di penombra ingentilita da piacevoli decorazioni, ispirate ad un simbolismo narrativo accessibile alla compresnione del popolo.

   Per rendere più vivo e più vario il culto divino furono composti molti inni in lingua latina medievale; e per suscitare nel popolo la difesa della fede, vennero elaborate leggende relative ai più illustri difensori della fede dell’alto Medio Evo: Carlo Magno, Rolando, inoltre re Artù. Particolarmente nella Francia del Nord, furono elaborate in lingua d’oil le leggende carolingie e quelle bretoni. Nel basso Medio Evo, infatti,  fiorì l’istituto della cavalleria con carattere militare e religioso insieme. I cadetti delle famiglie feudali nelle quali vigeva la legge del ‘maggiorasco’, andavano in convento o si dedicavano all’avventura. Ricevevano a questo scopo dal padre cavallo e armatura e partivano per il mondo. Normalmente costituivano bande pericolosissime alle popolazioni civili in quanto rapinavano beni e persone. La Chiesa si preoccupò di questo male e volle far entrare, entro finalità e norme religiose, l’attività delle bande dei cavalieri; istituì un rito per la consacrazione dei cavalieri; propose loro il compito di difendere la Chiesa e i deboli. Il cavaliere ebbe ideali forti, gentili, generosi che erano esaltati nei poemi cavallereschi. Cavaliere divenne sinonimo di forza e gentilezza. Quando i cavalieri entrarono al servizio delle corti, queste accoglievano l’influsso del nuovo stile di vita ideale, divennero meno militaresche e favorevoli alla letteratura.

   Il progresso delle città organizzatesi a comune influì sui sistemi feudali e le popolazioni miglioravano il tenore di vita sotto ogni aspetto. In mezzo al popolo si diffondevano le leggende carolingie, fiorivano i romanzi cavallereschi. Gli autori sorti in ambiente cortigiano erano più estrosi e liberi nell’ispirazione,  tuttavia anch’essi pervasi di spirito cristiano.

 Fase di maturità del basso Medioevo.

   L’equilibrio è una caratteristica dell’età matura sia degli individui che dei popoli che giungono a dominare, guardandole da un punto di vista superiore, le posizioni ideali che in precedenza erano state spesso motivo di contrasti. Nella fase più matura i medioevali vedono i rapporti tra le varie parti, senza dare un valore esagerato a posizioni già inquadrate in una visuale limitata. Ecco alcuni fattori che contribuiscono al raggiungimento di una complessa armonia ed all’equilibrio nelle fasi di maturità: l’esperienza  fatta e superata; una visuale di distacco dalle passioni che accompagnano le esperienze stesse; la possibilità di cogliere il vero e il buono nelle posizioni che prima sembravano da escludersi con intransigenza; la conciliazione di atteggiamenti che prima sembravano inconciliabili.

   Questi fattori permettono un dominio spiritualmente. Eccone le conseguenze:

=   la serenità lucida nel valutare le posizioni della realtà storica affrontata e già superata;

=   un atteggiamento liberale dello spirito con cui accogliere  aspetti anche diversi e valorizzarli;

=   sicurezza e decisione di fronte ad atteggiamenti della vita e quindi tono audace e vigoroso;

=  capacità di realismo nella sua pienezza e quindi facilità nell’evitare atteggiamenti estremisti e unilaterali, evitando il rischio di produrre cose approssimate. Si tratta di un realismo di buon gusto e sostanzioso, lontano sia dal realismo grezzo dei primitivi, sia dal realismo falso e artificioso dei cerebrali. La caratteristica dunque più notevole della spiritualità del Medio Evo maturo è la tendenza alla conciliazione, all’armonizzazione, alla concretezza, alla oggettività e al tono vigoroso e deciso, come ricerca di una libertà spirituale.

   Il medioevo raccoglie in sintesi ampia, organica e profonda, tutti i motivi precedenti della spiritualità  e li esprime con opere grandiose e salde, come la “Summa” di S. Tommaso, la “Divina Commedia”, gli ordini Domenicani e Francescani, le grandi costruzioni di stile gotico, i nuovi tentativi ben riusciti di scultura e di pittura. La creazione di queste grandi opere è stata possibile solo in seguito al superamento di visuali anguste e all’ampliamento dell’orizzonte spirituale, che sono i fattori già espressi  che producono la maturazione dell’intelletto e del gusto.

Esaminiamo soprattutto i seguenti aspetti della cultura e dell’arte nella fase conclusiva del Medioevo:

-a- Concretezza – Lo spirito, mano a mano che si matura, abbandona le posizioni eccessivamente ideali e prende contatto con i problemi contingenti della vita vissuta. Nella fase giovanile del Medioevo i signori, i cavalieri, i popolani erano capaci di abbandonare gli agi e la quiete della loro vita, per partecipare  alle liturgie e persino alle crociate. Il secolo XIII tuttavia si apre con la quarta crociata che si risolse in una spedizione di conquista e spartizione dell’Impero bizantino: all’idealità stava subentrando l’interesse particolare.

   I Guelfi e i Ghibellini nelle fase giovanile erano capaci di combattere e morire per il Papa e i comuni i primi, per l’imperatore i secondi. Nel 1215 in Firenze si verifica la prima scissione della cittadinanza in Guelfi e Ghibellini, soltanto per motivi di interessi di parte. Alle idealità subentrano altre realtà.  Gli ordini religiosi uniscono alla vita contemplativa anche quella attiva; e nell’esercizio del loro ministero prendono interesse ai problemi della vita dei laici, dimostrando verso di essi maggior comprensione in confronto all’ascetismo altomedievale. Anche la cultura si arricchisce di problemi pratici e giunge a soluzioni utili alla vita di tutti. Basta osservare la “Summa Teologica” e la”Divina Commedia”: in ambedue queste opere, insieme ai problemi astratti dell’alta metafisica e della teologia pura, vengono trattati problemi politici, scientifici e morali umani. In arte cessa il predominio delle idealità astratte che sacrificavano la naturalità della figurazione, e ha inizio un realismo che modella le forme su quelle create dalla natura.

-b- Conciliazione- Quando le passioni si placano, è possibile conciliare i punti di vista contrastanti.  San Tommaso e Dante dicevano che l’autorità spirituale e l’autorità temporale derivano ambedue da Dio, che le ha istituite, affinché collaborando fra di loro, garantiscano la felicità spirituale e materiale dei cristiani.

   Nel settore religioso alcuni mistici consideravano le creature e le attività terrene come espressione di Satana, e perciò le fuggivano come peccaminose e come cause di dannazione; dalla parte opposta, un gruppo dei laicisti consideravano impossibile il vivere una vita religiose come la proponevano gli asceti, sostenevano che nella vita pratica si deve adottare una norma edonistica, riservandosi di credere a piacere alle norme della morale cristiana nell’intimo della loro coscienza: così pensavano Enrico IV, Federico II, i feudatari della Francia meridionale e settentrionale e alcuni feudatari nel Piemonte; così pensavano anche alcuni ecclesiastici gaudenti. Con S. Francesco incomincia la mirabile conciliazione fra le realtà terrene e le esigenze della vita soprannaturale: le creature sono riflessi di Dio ed elevano l’animo a lodare il creatore.

   S. Tommaso vuol dimostrare l’esistenza di Dio attraverso le caratteristiche evidenti della realtà terrena. Dante non solo non condanna l’amore alla creatura, quando questa è virtuosa e bella insieme, ma lo considera come un mezzo per ascendere all’amore di Dio.

   Una conciliazione si verifica anche nel campo della cultura. Sembrava che la cultura medioevale, creata dagli ecclesiastici, non potesse accogliere i problemi concreti: ad esempio il problema dell’amore, e quello dei rapporti fra chiesa e stato. Abelardo professava il  principio della doppia verità: un’affermazione può essere falsa dal punto di vista della fede, ma vera dal punto di vista della ragione; e viceversa.

   Il pensiero filosofico sembrava in contrasto con quello teologico. Ad opera di S. Tommaso avviene la conciliazione fra la ragione e la fede: la filosofia è una preparazione all’attività della teologia. Dante accoglie pienamente questo concetto e lo simboleggia nel ruolo che Virgilio e Beatrice svolgono per il suo bene: tra i due infatti non solo non c’è contrasto; ma c’è collaborazione stretta, pur avendo compiti diversi. Il principio che è alla base di questa conciliazione tra ragione e fede è il seguente: la verità sia essa di fede o di ragione, deriva da una fonte unica, cioè da Dio.

Conciliazione anche nel campo dell’arte. Prima esistevano due indirizzi poetici, uno popolare e l’altro scolastico: quello popolare aveva il pregio della spontaneità e della immediatezza, però trascurava la precisione stilistica; l’indirizzo di scuola curava molto lo stile fino all’artificio e inaridiva il contenuto in concetti e sentimenti convenzionali. Nella seconda metà del secolo XIII il “dolce stil nuovo” realizza la sintesi fra la spontaneità e l’elaborazione. Nel campo della arti figurative si nota la sintesi perfetta fra l’esigenza mistica e la bellezza decorativa che caratterizza l’architettura gotica. La conciliazione fra l’ispirazione e il realismo formale caratterizza nel secolo XIII la pittura e la scultura, soprattutto ad opera di Giotto. In poesia la più perfetta sintesi fra ispirazione e forma, fra contenuto elevato e realismo figurativo attraverso la parola, è realizzata da Dante. In fine si può cogliere un superamento e una conciliazione anche nel settore delle lotte di partito: queste prima avevano avuto fondamento ideale; poi, agli inizi del secolo XIII, avevano camuffato lotte di interessi di parte. Dante non può fare a meno di esprimere quello che ormai sentivano tutti, cioè che le lotte di partito non avevano più alcun valore ideale; erano espressione di ambizioni e di vendetta, e perciò augura che venga un personaggio il quale elimini i partiti e imponga a tutti il rispetto di leggi giuste. Anche le nazioni, a mano a mano che andavano consolidando la loro personalità, si sentivano a disagio nella vecchia struttura giuridica del Sacro Romano Impero; e perciò aspiravano all’autonomia e alla sovranità. Si giunse ad un assestamento di convenzione: l’Impero conservava nominalmente la sovranità sulle varie nazioni della “Respublica Christiana”; a queste era riservato praticamente l’esercizio della sovranità territoriale.

 Fattore di decadenza nel seno della cultura medievale.

    Avviene nelle cultura che, proprio nel massimo della loro fioritura, attuando la pienezza della libertà, si presentano alcuni fattori che ne generano la dissoluzione. Il sorgere e l’affermarsi della personalità autonoma negli individui e nei gruppi sociali porta scompiglio nell’armonia e nella disciplina della vita pubblica.

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