La RIFORMA nella letteratura italiana, appunti dalle lezioni del prof. MANCINI d. DINO

                              LA RIFORMA

 L’EPOCA.

   La  Riforma è un’epoca della spiritualità italiana che va dalla seconda metà del sec. XVI alla prima metà del sec. XVIII ed è caratterizzata dall’adattamento passivo degli spiriti all’autorità e dall’assenteismo del popolo dalla vita pubblica. In particolare:

. sopravvento della tirannide

. ‘disciplinarismo’ coercitivo

. adattamento passivo alla disciplina

. estraniarsi degli spiriti dai problemi pubblici

. ristagno del progresso

 soggettivismo di iniziative più o meno stravaganti.

. l’affermarsi dei usanze talora irrazionali

. la svalutazione del popolo e l’affermarsi delle famiglie dinastiche in dissidio fra loro.

Cause che generano la Riforma:

   Tra due epoche successive non c’è mai un vuoto, ma esiste sempre uno stretto legame di causalità, anche qualora l’epoca seguente presentasse dei caratteri del tutto opposti a quelli della precedente; così fra il Rinascimento e la Riforma esiste uno stretto rapporto perché l’esaurimento dei fattori dell’uno genera il sorgere dell’altra.

= L’esaurimento dell’esperienza naturalistica.

   Il superamento dell’esperienza antecedente genera apatia, per cui, al cessare dell’iniziativa individuale; con l’affievolirsi del dinamismo che era stato così energico nel Rinascimento per l’esaltazione naturalistica, i governanti arrivano a togliere l’iniziativa ai privati e raccolgono tutto nelle loro mani, in un ambiente apatico.

== Il tramonto degli ideali.

   L’ideale è servito nella pratica della vita con il sacrificio: Ma il Rinascimento finiva col valorizzare solo l’interesse particolare, senza ravvivare gli ideali della patria, della religione, della morale, dell’amore, della bellezza, dell’umanità.

=== Gli eccessi della libertà e l’imposizione di una disciplina coercitiva.

   Il Rinascimento aveva mirato a liberare le persone da qualsiasi vincolo. La libertà religiosa si era conclusa con l’anarchia del Protestantesimo. La libertà sfrenata, per quanto si giustificasse con pretesti di bene pubblico, era sempre disumana: così la morale predicata dal Machiavelli e praticata da tutti i principi del tempo. L’infiacchimento dell’impero aveva generato una gara fra i regnanti per le soverchierie reciproche.

   A rimediare alla disciplina religiosa e morale pensò la Chiesa cattolica con la Riforma nel Concilio di Trento. I governi  protestanti Calvinisti, Anglicani,  Luterani, facendo della legge morale una legge civile, colpivano gli inadempienti come nemici della società. Cessa la libertà di critica al governo, si sopprime la libertà di pensiero, di stampa, di propaganda, di associazione. Nessuna autorità al popolo.

   Le iniziative economiche, politiche, militari, culturali spettano solo al sovrano: il popolo ha solo il dovere di obbedire. Così il Rinascimento che aveva tanto esaltato la figura del principe, come natura superiore, concedendogli qualsiasi diritto, proprio in nome di questa superiorità, finiva col sacrificare la libertà delle nature comuni asservite agli illimitati diritti delle persone superiori. La libertà del Naturalismo rinascimentale esisteva solo ai più forti. La libertà è condizione indispensabile del progresso, pertanto, con l’instaurarsi della tirannide, viene sminuito il progresso.

====  L’esaurimento della ricchezza.

   Il Rinascimento aveva esaltato il godimento dei beni terreni, non aveva insistito sulla necessità di produrre questi beni. Le famiglie borghesi italiane nel ‘500  cessano dall’esercitare attività commerciali, considerate ignobili. Cessa la vita fine, si affermano i costumi vistosi per darsi tono. L’abitudine di riservare l’eredità al primogenito e di costringere alla religione i secondogeniti, deriva da questa miseria camuffata.

 LA LETTERATURA NELL’EPOCA DELLA RIFORMA

   Come, in quest’epoca, la vita è nelle mani delle autorità, così la letteratura passa al servizio di queste, o si ritira a vita privata:  si riduce ad un gioco di poeti adulatori enfatici, oppure di poeti raccolti nel guscio di un salotto accademico.  Notiamo quel vulcanico chiacchierone che è il letterato secentista o quel grazioso ometto che è il poeta arcadico. Quando manca la sostanza della vita, la poesia si riduce a un puro esercizio letterario. Nell’epoca del Riforma, le leggi della retorica costituiscono una  tirannide letteraria.

   Lo spirito dei letterati come si manifesta di fronte alla nuova situazione disciplinaristica?

=)- I letterati non sono entusiasti della disciplina nuova, ma si adattarono, cosicché nessun poeta può considerarsi rivendicatore della libertà.

=)- Si nota in tutti un tono sforzato, caratteristico di chi crede poco alla sostanza di quanto elabora; ma lo esprime con stile adatto a suscitare interesse con l’artificio della parola.

=)- I temi, i motivi, i pensieri sono desunti o dal mondo della cultura libresca o dalla vita vissuta delle corti principesche; ma appaiono distaccati dal dettato dello spirito umano genuino.

=)- Specialmente nella prima metà di quest’epoca il tono, drammatico e forte, proviene da una autentica crisi (come nel Tasso) o dal gusto generale amante del fasto pomposo.

La vita religiosa veniva concepita come combattimento dai Gesuiti che allora erano gli educatori della gioventù nobile. Militaresche le corti. Armati di una spada perfino gli uomini più pacifici. Anche la letteratura assumeva un tono forte, enfatico; come quel militarismo era più una posa che una forma vera, cosi quella forza di tono non appare una sostanza di vita poetica.

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