GIUSTINA SBAFFONI ha impetrato la guarigione del mio ginocchio nel 1951: racconto di Vitturini Sante. Altre notizie

Racconto scritto dal Dr. Sante Vitturini residente a Servigliano 17.02.2016: “GIUSTINA … LA SANTA”.  – Chi conosce il palazzo sito in corso Cefalonia di Fermo, adibito, sino a tutta la prima metà del novecento, a sede del seminario diocesano e che io ho frequentato da collegiale per vari anni, sa quante scale ci sono per salire dal piano stradale fino all’ultimo piano coperto a terrazza. Quando raggiunsi i 17 o 18 anni, mi trovai in difficoltà a fare tutte quelle scale, trovandomi ad abitare al terzo piano, in quanto si doveva scendere e salire più volte durante la giornata,   perché mi faceva male un ginocchio. <n.d.r. anno circa 1951>

Capitò pure che qualche mattina ci si deve non alzarmi e la prima volta rimediare di pure una punizione perché i superiori pensando si trattasse di pigrizia o di voglia di scalare la scuola, che pure era interna, mi par senza colazione e senza pranzo, bontà loro finte non appurarono la verità.

Vennero pure le vacanze estive, ma una volta a casa, il dolore non cessò, tanto che, avendo degli amici organizzato una gita in montagna, sul monte Vettore, (se ben ricordo) dovetti rinunciarvi e restare a letto.

Passò qualche tempo ancora ed un giorno lo zio Don Enrico (Vitturini) volle andare a fare visita a quella donna di Belmonte, ritenuta una santa, insieme con il vice parroco di quel paese Don Mauro (Natali) originario della nostra parrocchia di Monte Rinaldo e mi condusse con sé. Si trattava della signora Giustina Sbaffoni (seppi dopo il cognome da nubile Agostini) e ricordo che era un mattino presto e lei riceveva a piano terra di una vecchia casa colonica, sita nei pressi della chiesa. I preti scambiarono con lei delle parole che mi sfuggirono perché parlavano di cose a loro note, ma sempre si trattava di cose buone e sante. Quando venne il mio turno mi presentarono a lei, descrivendo quello che mi succedeva, e lei, rivolgendosi a me, con tanta grazia e bontà, ricordo bene, mi fece tanti auguri di successo nei miei studi e mi toccò il ginocchio. Ebbene, successivamente, ho dovuto affrontare tanti esami per la carriera, fino alla laurea conseguita in tarda età e ho avuto tante belle soddisfazioni che non è qui il caso di narrare, ma soprattutto il dolore al ginocchio era scomparso per sempre, tanto che ho potuto scalare più volte lo stesso Vettore ed altre montagne vicine e tuttora continuo a fare lunghe camminate di più chilometri senza risentire dolori di sorta.

Come potrei non esserne grato a questa donna, veramente santa, per le grazie ottenute e di non essere ammirato per le sue virtù e le sue opere che ho potuto vedere da vicino, quando sono venuto ad abitare a poco distanza da quella chiesa fatta ricostruire da lei insieme con la cassa per il sacerdote, nei pressi del cimitero di Belmonte e dopo aver conosciuto la splendida sua famiglia, i figli meglio e Gaetano, la figlia Consiglia deceduta l’anno scorso a 103 anni, e la nuora Velia deceduta la scorsa settimana a 102 anni di età. Gnenoccia per esse! Che non ci sia stata la mano santa della loro mamma!? A noi non resta che pregare perché continui ad assisterci da Lassù. \ Firmato Sante Tarcisio Vitturini \

\\\  ALTRO RACCONTO [CON NOMi NON DIVULGATi] DI DIVERSE PERSONE

16.02.2016. Racconta V. A. Nel ’55 avevo appena tre anni. Mia madre L. racconta che stavamo andando a casa della nonna paterna e lei mi diceva: “Vieni che ti porto in braccio” ma io volevo correre e mi sono sbilanciata e sono caduta in una rupe e ho preso tanto spavento che non parlavo più. Dopo qualche giorno mi ha portata da Giustina che ha pregato e ha detto: “Sta tranquilla che tua figlia parla”. Mamma mi diceva che dopo qualche giorno, così è stato. Ho seguitato a parlare.

Di mio fratello Z. ricordo che nel 1968, quando aveva quattro anni, circa, gli era venuta in testa  una tumefazione tra la pelle e l’osso del cranio e si vedeva che era un’escrescenza “grossetta”. Il medico diceva che bisognava incidere. Mamma lo ha portato da Giustina che ha pregato e l’ha segnato con il Crocifisso. Dopo tutto gli è scomparso in breve tempo.

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