Nel santuario Madonna dell’Ambro a Montefortino l’urna di san Serafino da Montegranaro (nota di p. Alfonso Schiaroli)

. L’ALTARE DI S. SERAFINO DA MONTEGRANARO (Schiaroli p. Alfonso)
Il pregevole manufatto, realizzato con marmi policromi che ci piace presentare ai nostri affezionati lettori, è comunemente detto “sarcofago di S. Serafino”, sia perché proviene dal suo santuario in Ascoli Piceno, sia forse per aver custodito per qualche tempo le sue venerate spoglie. E’ a forma di urna carenata con mensa sovrastante in funzione di altare. Misura cm. 101 x 243 x 78, ed è in ottimo stato di conservazione. E’ scolpito in marmo rosso di Verona, con aggiunte in marmo bianco raffiguranti segmenti a riccio agli spigoli collegati tra loro da festoni floreali, che, al centro, disegnano una corona di rose e gigli. E’ sorretta da una base rettangolare con angoli smussati, di proporzioni dimezzate costruita con marmo bianco venato. E’ opera pregevole, sia per la preziosità dei marmi che del disegno. Stilisticamente è una testimonianza del barocco romano del XVII secolo. Potrebbe essere stato ideato e realizzato da un architetto-scultore della famiglia dei Giosafatti (Giuseppe o Lazzaro), che tante opere hanno lasciato nelle Chiese di Ascoli Piceno, loro patria.
Il P. Federico da Mogliano,che, dopo la morte del P. Luigi da Monterado, venendo dal convento di S. Serafino, fu fatto rettore all’Ambro, ebbe la felice idea di recuperare il bel sarcofago e così nei primi mesi del 1949, ve lo fece trasferire. Il fatto lo attesta il fortinese Siliquini Giuseppe (classe 1913), che era inserviente al Santuario mariano. Egli ricorda che insieme ad altri volenterosi prestò la sua opera per trasferirlo dal piazzale, ove era arrivato con una vecchio autocarro, all’interno del Santuario. Il Siliquini rammenta il particolare di un incidente. Durante il breve tragitto il pesante manufatto è scivolato di mano ad uno dei portatori ed è caduto a terra riportando qualche danno che poi fu riparato da persona competente. […] Il bell’altare, a forma di navicella sotto il meraviglioso crocifisso di Pio XI, è sempre un caro ricordo di S. Serafino.
Il caro ricordo del simpatico santo, il quale, in visita a questo Santuario, salito sull’altare per spolverare la statua della Madonna, nel dire: “Madonna mia, quanto sei bella!”, sarebbe stato rapito in estasi, pregando: “O Madre di Dio, quanta grazia e quanta bontà! Felice chi potrà contemplarvi in Paradiso. Voi lo trasportate sopra gli angeli e i serafini. Grande regina del cielo, datemi la grazia di venirvi a vedere sul vostro trono, verso il quale gli angeli stessi osano appena gettare i loro sguardi! Ma quanto più bella nel regno del vostro Figlio che vi ha posto alla sua destra. O Maria! O Maria!” (Voce del Santuario Madonna dell’Ambro; n. 86 a. 1998-1 pp. 16-17 qui in breve)

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