POESIE DI GAETANO SBAFFONI: vigneto; maternità; insegnamento; Prima Comunione; mietitura; morte

MONIA
Per la prima Comunione stamattina
ti ho visto un po’ commossa,
con le manine umilmente piegate,
dolce, tenera, come un fior d’aprile,
come una rosa fresca e profumata,
in una tiepida notte sbocciata,
alla prima alba di un lieto mattino.
Oggi è sceso Gesù nel tuo cuore,
con la Sua grazia e il Suo grande amore
a illuminar della vita il sentiero
con la luce che viene dalla fede,
con la viva fiamma dell’innocenza.
Con te festeggiamo il giorno più bello
da ricordare sempre vivamente:
che sia portatore d’altri lieti eventi
di bellezza interiore e di purezza,
da farti risplender tra tutte le stelle
con femminile incanto sulla terra.

AL MATTINO NEL VIGNETO

Nel lieto mattino di giugno,
rinfrescato dalla pioggia recente,
mentre il sole dirada le ombre,
lavoro nel vigneto a potare
gli inutili tralci delle viti,
gustandomi il profumo
dei grappoletti in fiore, con entusiasmo!
Grande dolcezza si assapora
al sentire gorgheggi e trilli di uccelli,
di merli che nereggiano a coppie
sopra le piante di acacie
e sulle cime dei tralci del vigneto.
Mi siedo un momento a riposar le ginocchia,
vicino al canale ove scorrono le limpide acque
con i lati tappezzati di verde
e di fiori spontanei di vari colori.
Mentre mi gusto lo scenario
piacevole della natura,
rivolgo lo sguardo in alto.
Ripenso ai tempi della giovinezza
al cambiamento di usi e costumi,
a tutte le innovazioni avvenute
nel mondo agricolo ed industriale,
mentre splendida resta la natura!
Le albe e i tramonti,
gli uccelli e le piante,
le messi ondulate, il sole,
la luna, le stelle, le colline verdi
sono come allora.
Trascorro gli ultimi giorni della mia vita
senza rimpiangere il peggio di ieri
per elogiare il bene di oggi!

LA MATERNITA’ DI LAURA

Sbocciato nel tuo seno giovanile
come un fiore di candida bellezza
pieno di vita, pieno di dolcezza
quasi un nuovo miracolo d’aprile.
Proprio nella tua età primaverile
per te giovane mamma è ricchezza
un sorriso del bimbo, una carezza
specie nella tua età fresca e gentile.
Tu lo circondi di un amore profondo
lo stringi al petto tuo quest’angioletto.
Il novello Matteo venuto al mondo
porti tanta allegria sotto il tuo tetto.
Io vi auguro benessere fecondo,
e cresca al fianco tuo sano e perfetto.

ALLA PRIMA COMUNIONE DI PAOLA

Questa festa è per te cara Paoletta!
Gesù è sceso, oggi, nel tuo cuore,
con la Sua grazia e il Suo grande amore,
diventerai una brava fanciulletta.
Prendi il sentiero della vita retta
che col Vangelo ti addita il Signore,
sana, robusta e pura al par di un fiore
sempre graziosa, semplice e perfetta.
Prega, Paoletta, in questo santo giorno
per i tuoi nonni, per i genitori
per tutti quelli che ti stanno intorno.
Pregalo ancor perché nei nostri cuori
regni la vera gioia e perché un giorno
viva l’umanità senza rancori!

AL MAESTRO GENTILI

Maestro assai sapiente e gentile
che ai tuoi alunni insegni con amore,
nell’aula chiuso stai per lunghe ore
della tua vita in sì grazioso aprile.
Io elogio e ammiro il tuo benigno stile,
dei fanciulletti sei il benefattore,
del campo del saper il coltivatore
non ti dimostri mai noioso e vile.
Nutriente il succo della tua parola
irrobustisce lor la mente e il cuore
e ricordando ognor la prima scuola,
quei ragazzetti ti faranno onore:
la fama ti rimane. Il tempo vola!
Io apprezzo la saggezza e il tuo valore!

PER LA IMMATURA MORTE DELLA PROFESSORESSA
SANDRA

Ringrazio il parroco Don Giuseppe che mi ha permesso di parlare in chiesa per dare l’ultimo saluto, doloroso addio ad una giovane mamma, giovane sposa. Ha lasciato i suoi diletti figli che amava tanto, il suo Davide e la sua cara mamma. La vedevamo pregare in chiesa, apprezzavamo la cordialità con cui riceveva in casa ogni persona: senza inorgoglirsi della sua personalità e del suo titolo di studio.
Tutti sappiamo delle conversazioni umili e fraterne, dell’insegnamento, del modo con cui trasfondeva nei giovani la luce del sapere. Sapeva vivere in una semplicità meravigliosa, aveva delle doti non comuni perfezionate con la saggezza e con la grazia di Dio. L’ho vista questa mattina nella camera ardente con il suo volto angelico.
Sandra resta indimenticabile per i giovani che hanno tratto profitto dal suo insegnamento e per noi tutti suoi compaesani che ricorderemo sempre quel suo modo benevolo e accogliente che ci lascia l’esempio della sua bontà.
Noi preghiamo per te, o Sandra, e tu puoi fare ancora qualcosa per noi. Raccomanda al Signore la nostra gioventù e il nostro paese. Addio!

ALLE PERSONE CHE LAVORANO AL TOMAIFICIO

Ero timido e commosso il giorno del nove giugno,
quando mi onoraste di un prezioso regalo.
Leggevo in voi tante bellezze interiori,
tanta femminilità, bontà e nobiltà d’animo
che si sprigionavano dai vostri cuori.
All’osservare voi, anziane, giovani mamme, fanciulle
tanta poesia vibrava nel mio cuore stanco.
Tante parole pensavo, ma non le potei pronunciare,
emozionato dalle attenzioni da cui ero circondato,
tanto da suscitare in me un sentimento di affetto vivo,
un amore limpido e puro come acqua sorgiva.
E’ verità quel detto poetico che, a volte “… gran tesori
stan sotto i sassi e sotto rudi sterpi”.
Vi esprimo la mia stima con i meritati riconoscimenti
a tutti, operaie e operai del tomaificio
per il pensiero così nobile e gentile nei miei riguardi.
Sperando di rinnovare il “grazie di cuore”
per il regalo che ho tanto gradito,
lo tengo e lo terrò sulla scrivania come ricordo,
tanto caro tra i ricordi.
Cordialmente.

IL LAVORO E’ RICCHEZZA PER TUTTI

In queste magnifiche giornate estive,
sotto il sole che riscalda;
in questa deliziosa vallata
cosparsa di alberi, di olivi e filari di viti,
il ronzio dei trattori che arano i campi
s’accompagna ai canti delle cicale
ed ai rumori del traffico.

Corrono veloci
i pulmini, i motorini, le macchine
sul pianeggiante asfalto:
sono gli impiegati, i ragionieri,
gli operai, che pochi minuti dopo mezzogiorno
tornano dalla fornace, dall’Edilmec,
dall’imbottigliamento d’acqua,
dai cantieri edili, dai calzaturifici.
Spesso anch’io in bicicletta m’incontro
in questo trafficar d’operosa gente.
Torno da un altro lavoro: dalla stalla o dai campi …
a ciascuno la sua fatica!

Osservo questi movimenti,
contemplo la bellezza di questo spettacolo,
la grande macchina umana
che in funzioni diverse
opera per il bene comune …

LA SEMINA DEL GRANO

Nei campi arati si semina il grano:
è l’autunno!
Nelle giornate brevi di novembre,
dopo la pioggerella che il sol asciuga,
l’affannarsi di agricoltori che seminano.
La terra rimossa fumiga
ai primi raggi del sole.
Scorron veloci gli attrezzi meccanici
che spianano e affinano il terreno;
poi le seminatrici trainate dai trattori,
in diritte file lungo le valli
e nei clivi scoscesi,
in piccoli solchetti semiaperti,
nascondono il seme.
Il grano fra pochi giorni
coprirà la terra di un bel tappeto verde
e abbellirà ancor più
le ridenti colline marchigiane
e le fertili valli che le circondano.

Mentre gli alberi rimangono nudi
i campi sono sempre belli
anche nel gelido inverno.
Vengono così affinate
le bellezze naturali
dalle mani callose degli agricoltori:
uomini semplici e buoni
che nei silenzi dei campi
lavorano con fede e sacrificio,
con lo sguardo rivolto al cielo,
allietati solo da un compenso divino!
Essi godono delle belle aurore,
dei primi raggi del nascente sole,
degli ultimi al tramonto,
delle cangianti musiche del cosmo.
Cari ricordi di un tempo
quando col gesto della mano,
misurato col passo,
volava in aria il grano,
cadeva in terra a eguali distanze,
poi, il vecchio aratro di legno
trainato da buoi, lo ricopriva.
Sono cambiati i tempi, gli usi e i costumi
mentre immutata resta la natura:
i fiumi dalle grandi sponde ombrose,
le acque cristalline, i monti Sibillini,
la vecchia e verde pineta di San Paolino
che da casa vedo di prospetto,
e mi ricorda il giocar da fanciullo,
e il ripetersi delle stagioni.

Piacevole visione della natura
in cui io sento un alito divino:
impronta viva delle mani di Dio!

RACCONTO DI UN POMERIGGIO DOMENICALE

In un pomeriggio d’autunno, in riposo dal mio usato lavoro dei campi, mi sono divertito a passeggiare lungo le sponde del fiume Tenna. Nella mia solitudine guardavo lungo lo spazio. Non ero solo!
Spiritualmente sentivo qualcosa, come un immenso sussurrio della natura tra i campi coltivati e le sponde del fiume. Inoltrandomi poi tra le piante dalle foglie già ingiallite, piccole e grandi delle diverse specie, parlavano tutte un linguaggio diverso l’una dall’altra.
Anche le pianticelle piccole mi dicevano qualche parola che io ho imparato a capire con l’esperienza dell’agricoltore.
Molte di esse soffrivano perché attaccate dai parassiti, altre lamentavano di non crescere per le radici vicine alle pietre e non potevano fruire un terreno per svilupparsi, altre soffrivano per mancanza di alimentazione d’humus, altre ferite dagli uomini. Vi erano peraltro piante belle e sane. Mi pareva udirle osannare la vita!
Le pietre facevano rumoreggiare l’acqua che scorreva limpida e frettolosa lungo il fiume. Doveva arrivare presto!
Dove corre l’acqua? A riempire i laghi che alimentano le centrali elettriche per l’illuminazione di città, di paesi e di tutte le abitazioni; per far girare i motori delle fabbriche industriali e dei mulini … per spegnere un incendio e per irrigare i terreni aridi perché arsi dalle soleggiate estive.
Guardavo ai piccoli animali: anch’essi si affrettano a procurarsi un riparo dalle intemperie.
Gli uccelli svolazzavano impauriti da qualche colpo di fucile dei cacciatori ed alcuni si nascondevano tra i folti salici ancora verdi.
Le erbe ed i fiori selvatici emanavano vari e piacevoli odori che io assaporavo con tanto gioia.
Seduto sopra una pietra in compagnia di tutti questi esseri naturali, stavo ad ascoltare le loro voci che si riflettono all’umanità intera.
Attraverso il mormorio di questi esseri al servizio dell’uomo, salivo con gli occhi della mente in alto, al di sopra dei folti rami, in un cielo spazioso ed infinitamente bello, a scorgere l’immenso, l’infinito, il meraviglioso ed eterno ordine del creato!
Il pensiero a Dio, l’essere supremo che ci ha creato queste bellezze naturali per farci gioire ed apprezzare ancor di più la nostra vita.
Era quasi buio quando me ne tornai a casa. Mai però potrò dimenticare quella bella serata di festa e la silenziosa passeggiata vicino al fiume!

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