Maria Eletta Sani nel monastero di Falerone 1753 Diario epistolare cc. 272- 273

272- 273 10 Settembre <1753>
Viva Gesù e Maria
A gloria di voi, mio Dio, scrivo e per obbedienza del vostro Ministro.
4 Settembre: in questi giorni mi è accaduto che, risoluta, mi incontrai andare al Confessionario e gli parlai con animo risoluto, siccome lui è stato quello che mi ha fatto impicciare con quella monaca (di cui) a V. R. più volte ho scritto (e) mi accade di domandare consiglio a lei: non è per fretta perché ci vo(gliono) dei giorni, onde adesso mi fa qualche inquietudine, perché operai da me, perciò ne desidero il suo consiglio. Le dico la cosa acciò capisca al meglio che si può. Il Confessore, in queste novene della Madonna, ogni giorno, faceva venire quella monaca a domandare perdono a me tre volte (a)l giorno. La poverina ci sentiva ripugnanza, oltre le tentazioni di odio che aveva contro di me; ma il Confessore lo faceva per spuntarla acciò vincesse la ripugnanza. A me poi dava una gran pena: vedermi una monaca di età di cinquant’anni umiliata avanti a me, poi conveniva a me di andarla a trovare, se no andava dal Confessore e diceva che non mi aveva potuta avere e perciò non aveva fatto il comando datogli dal medesimo.
Vedevo che (al)le superiore non piaceva questa entratura da me (con) questa monaca. La Madre Badessa più volte mi ha detto che sprecavo e gettavo il tempo a discorrere con questa monaca e che avrei veduto quello che mi accadrà, che dopo uscita dal noviziato questa monaca mi metterà in gran travagli(o): “Perché vi porrà a sua requisizione e voi con le vostre compagne negli uffici vedrete come vi troverete per non avere il tempo di (ciarlare) con essa” ed altre cose, le quali tralascio. Io, vedendo che la Superiora mi diceva tante cose e il poco genio che (ci conosca), mi dava angustia; bensì le dicevo che io: il confessore voleva che dessi aiuto a questa monaca perché più volte avrebbe lasciato i Sacramenti e fatto qualche strepito con le monache, e con il mio dirgli la facevo un po’ rimettere, ma poi tornava al suo essere e il medesimo Confessore mi diceva: “Pestiamo l’acqua sul mortaio”. Poi la Maestra delle educande che mi mostra più affetto, mi disse varie cose, tra cui mi disse: “Io vi parlo per bene. Maria Eletta, badate a voi. Voi sarete la causa che questa monaca piglia più campo e si alleva malamente e io vi parlo per bene vostro. Questa è una catena che il demonio ci farà la sua tirata e voi sarete la causa dell’inquietudine di tutto il monastero, perché non sapete il naturale strano di questa monaca”. Insomma non è possibile ridir le cose che mi si diceva(no). Non sapendo in che banda cadere, mi premeva di aiutare questa monaca che il Confessore mi raccomandava sempre. Dall’altra parte sentivo le monache (a cui) non piaceva. La Badessa con la vicaria mi mostrava controgenio. Mi sentivo inquieta. Se dovevo parlare con questa monaca procuravo di nascosto, acciò non fosse veduta. Insomma, tra tanti guai, io, risoluta, dissi al Confessore: “Lei ci rimedi. (Per) l’amicizia con questa monaca credo che il demonio ci guadagna, perché lei comanda per obbedienza le cose a questa monaca e, se non le fa, ci va di mezzo l’onore di Dio. Vede che il mio dire non serve a niente. Più volte, le ore continue, mi trattengo con questa monaca e mi ci perdo il fiato.(Alle) monache con le Superiore non piace questa cosa. Io sempre mi esibisco se gli bisogna cose di faccende di opere, io le farei: (ma) in genere di discorrere cose di anima. Io non mi voglio mai più impicciare e voglio trattenere la professione, dovendoci pensare bene. Mi si dice che io sarò la causa del disturbo della comunità con questa comunicazione di questa monaca. Perciò lei ci pensi”.
Così dissi al Confessore. Il medesimo sentendomi così risoluta mi disse: “Io vi sciolgo adesso e io parlerò la monaca e sarà finito”. Io però non mi trovo quieta. (….) V. R. mi ci dà qualche risposta: se ho fatto male o bene; bensì tutto confidai con la Madre Badessa e lei mi disse di aver fatto bene: “ … perché il confessore sta a giorni per andare via e noi restiamo”. Così mi disse.
In genere del mio interno (…..) questa spiegazione: non manca il demonio di caricare che veramente avevo fuggiti i guai dalla casa paterna e perciò meritavo peggio e mi si rammentava che (di) tutti i confessori, nessuno mi approvava che mi fossi fatta monaca e poi mi avvedo che poco ci vivrò. La sanità è già perduta. Io sto sempre male: la tosse, la testa, lo stomaco. Insomma quando pativo tanti travagli diabolici, poi ritornavo sana. Ora che mi trovo in calma, il male mi può. Le monache mi crocifiggono e dicono che loro si vergognano di farmi calare al parlatorio, perché son divenuta un morto in piedi. Io poi mi sento una stranezza di ogni cosa anche della propria vita. Nell’orazione chissà come ci sto. Iddio solo sa tutto.
Mi trovo nel mare delle tenebre, desolata come una smarrita in un grande deserto. Non trova riposo l’anima mia. A volte temo che la mia grande ingratitudine e peccati abbiano cavato a forza lo sdegno e l’ira della divina Giustizia, da me veramente meritata. In questi giorni non ho (manc)ato di pregare per V. R. e per l’anima che scrisse. Le Comunioni io le f(acci)o con gran confusione e rossore, ma dico: “Signore, mi accosto per obbedienza alla vostra mensa” così mi quieto.
Il giorno 8, festa di Maria Bambina, dopo la Comunione ebbi lume di questa celeste Infante e mi sentivo accendere di un vivo affetto e amore di giubilo. Intendevo come la Natività di Maria SS.ma fu il giubilo e l’allegrezza della SS.ma Trinità: allo spuntare di questa aurora, il divin Padre la riconobbe per sua unigenita Figlia, (il) divin Figlio per sua madre, lo Spirito Santo per sua legittima Sposa. (Per) l’amore che germogliava in quell’anima SS.ma verso il suo Dio pare(va) vedere che già la sfera di quell’amore divino afferra(va) il cuore (di) Maria per tirarlo all’unione delle tre divine Persone come la (…) calamita al ferro, ché l’amore faceva come la spugna nell’acqua. Bensì dico che il cuore di Maria è sì pieno di quell’amore divino che io non so spiegare. Il giorno dopo (i) vespri si usa (…) fare la processione con una statua di Maria SS.ma e le monache can(tano varie) orazioni. Mentre ancora io andavo in compagnia mi intesi (…) un colpo nel cuore, che già credevo di non poter seguitare, e questo (….) prima mi intesi un sollevamento nello spirito e poi nel cuore e sentivo e intendevo la bellezza e l’amabilità di questa celeste Bambina, mi ha lasciato più affetto e amore verso Maria e Santa Anna.
Le dico poi che sempre più mi (….) quieto di essermi sciolta con quella monaca perché alcune monache vecchie mi han detto che ho fatto bene di essermi levata da questa soggezione e che, se io seguitavo, sarebbe stata una peste per il monastero: un uso che mai vi è stato; poi la stessa Regola ce lo proibisce, di non avere amicizie tra noi particolari; ma ci ordina che vi sia la carità generale, perciò (io) non manco di pregare per tutti e V. R. lo faccia per me che ne ho estremo bisogno e per fine richiedo la santa Benedizione.

(Ceralacca e indirizzo) Al Molto Rev.do Padre padrone col.mo. – Il Padre Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Perugia per Città San Sepolcro

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