Maria Eletta Sani lettera c. 126 Falerone Macerata

Maria Eletta Sani lettera c. 126
Viva Gesù e Maria
Credo di certo che sia stata una illusione: mentre facevo orazione, mi è sopraggiunta una confusione dei miei innumerabili peccati con una gravezza insopportabile. Mi sì rappresentavano quelle opere indegne e immonde avanti al cospetto di Dio come … un male infinito e quasi senza rimedio. Mi trafiggevano tanto il cuore e l’anima con una pena insopportabile. Mi sentivo slogare le ossa del corpo, non potevo reggere neppure di stare inginocchi(ata). Mi trafiggevamo} con un’afflizione tanto grande che mi sentivo staccare l’anima dal corpo: un male infinito (sono) stati i miei peccati, una confusione del giorno finale del Giudizio che non lo posso reggere e un timore e spavento della propria salute: come (se) dopo aver ricevute tante grazie e favori da Dio, è pure in pericolo la mia salute (=salvezza). O Dio mio, in che angustie si è trovato il mio spirito! Non so ridirlo. Mi ha lasciata tutto di oggi una pena e afflizione che mi induce all’agonia di morte. Mi aiuto di sperare nella divina Misericordia pensando alla Bontà infinita di Dio; ma tanto il mio spirito non può ripigliare forza e animo. Tutta, mi getto nelle braccia di Maria Ss.ma e qui ripiglio animo. Mi esercito di dare voli con lo spirito avanti al trono del mio Dio. Mi frammetto con quei nove cori dei Beati, spiriti, richiedendo questo divino Spirito Santo come lo richiesero anche i santi apostoli prima della Pentecoste, desiderando che venga in me tutto e richiedendo lo Spirito Santo che venga in me e accenda del suo santo Amore questo mio povero spirito. E in questo il mio spirito si è trovato alla Luce divina e li vede(vo) in Dio tanti spiriti e cori di angeli che a sfera, a sfera stavano a lodare il sommo Dio e ripieni di amore pareva che fossero luminosi di una chiara e limpida luce. In che forma lodano ed amano Dio, io non so ridirlo; bensì lo intendevo con un’intelligenza di spirito che io non so dichiarare quello che lo spirito intende. Ritornata in me, altro non so sfogarmi se non che un’accesa brama di amare e possedere Dio e odio e desiderio di lasciare e distaccarmi dal mondo e dalla terra. Ritornata in me, mi sento accesa da questo desiderio di amare e possedere Dio, ma poi non può dare sfogo il mio spirito. Sento un non so che mi ritiene, si (slance)rebbe lo spirito in Dio in dare in eccessi(vi } sfoghi. Ma quel che lo trattiene io non so capirlo, che sia perciò lo conferisco con il Ministro di Dio. Domani verrò per fare la Confessione all’ora solita e resto domandando la sua s. Benedizione.
/ Ceralacca ed indirizzo\ Al P. Scaramelli

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