Maria Eletta Sani lettera c. 143 Falerone Macerata

Maria Eletta Sani lettera c. 143
Viva Gesù
Perdoni per amore di Dio se troppo la importuno, animandomi nella sua grande carità. Spero il compatimento della mia importunità, dalla sua grande bontà. Già si avvicina l’ora del suo partire, credo in pochi giorni, onde almeno se mi potesse fare la carità un giorno, quando gli sia meno di incomodo, per poco tempo, mi appago quando a V(ostra) R(ev.za) gli sia comodo di sentirmi un po’ giacché il Signore per me non ha riserbato altro che qui da V(ostra) R. di consolarmi e di sollievo. Per carità glielo richiedo, benché non lo merito. Mi trovo tanto sopita in questo mare di miserie che non so spiegarlo: altro non fare che gettarmi in un fiume d’acqua. Notte e giorno si pena, ma il peggio è di non potere né sapere ricorrere a Gesù. Io non so dove mi stia. Solo mi pare di essere uno che delira mille fantasmi in tanti modi, cose d’inferno che mi turbano l’anima e il corpo. Non so se di vedere queste cose d’inferno, tormenti e anime, demoni e fuoco e pene e tormenti e dannati, Iddio me lo permetta per avviso. Non so quale sia il fine di credere a questo che vedo. Lo credo perché è di fede che l’inferno vi è. Quest’ orrido carcere Iddio l’ha fatto per tutti quelli che non osservano i suoi precetti e comandamenti. A me questo serve di spavento, di terrore, di turbazione di pena, di inquietudine e di quasi disperazione perché mi fa apprendere l’eternità che prova(no) ogni momento i miseri dannati. Questa pena l’apprendo più che ogni altra. Questo gli dico io in poche parole, solo in generale, perché di dirle in particolare arrecherebbe troppo tedio, avendo la gran fede con V(ostra) R. acciò quando ci parl(o) a voce mi basta di sentire il suo sentimento. Scusi l’incomodo e mi raccomando alle sue sante orazioni e resto domandano la sua santa Benedizione. Da quel giorno in qua io non ho saputo nient’altro dal sig. D. Gaetano.
/Indirizzo\ Al Molto Rev.Padre Ill. Pad.ne Scaramelli Missionario