SANI SUOR MARIA ELETTA CLARISSA A FALERONE Lettera cc. 209- 210

< Sani Maria Eletta Lettera cc. 209-210 > Viva Gesù’ e Maria
A gloria, di voi, mio Dio, incomincio a scrivere e per obbedienza del vostro Ministro. Ricevetti la sua e sento che mi richiede il tempo che si usa di fare la meditazione: la mattina dalle nove e mezze fino alle (ore) dieci e una monaca legge la meditazione e poi si dice l’uffizio divino e dopo vi è altra mezz’ora di orazione. Dopo si va al Confessionario e alla Comunione e la Messa; dopo le ore dell’ufficio del tempo e poi s(uo)na l’esame di coscienza e tutti si va ini coro e dopo s(uo)na la tavola. Già vi è vespro e compieta e la Via Crucis delle stazioni che si fanno processionalmente e vi è mezz’ora di silenzio e poi altra orazione e si va in coro di nuovo a fare la meditazione, alle ventidue ore incirca; e quasi si esce all’ora di cena. Dopo un’ora di ricreazione si va in coro a dire altra orazione, con l’esame di coscienza e lì porta un’altra ora e poi si leggono altri punti di meditazione. Onde veda lei che non si può far di meno di non sentire leggere la meditazione, la quale ieri sera fu sopra al Giudizio particolare, che non solo saremo giudicati dei peccati gravi, ma anche delle opere buone e della stessa orazione. Ohimè! se ha fatto tremare i santi che ha da fare in me che sono un mare di tutte le iniquità. Scrivo perché la sua obbedienza vuole, ma mi sento tanto poco bene che non posso reggermi. Questo mi dispiace, che le monache tutte se ne affliggono, ma io spero che non sarà niente, perciò l’avviso che non ne dica riguardo ai genitori, perché scrissi che stavo bene. Desidero una carità e la prego come la Maddalena ai piedi di Gesù Cristo, (d)i volermi fare un po’ qualche orazione particolare, di ricordarsene nel tempo che dice la santa Messa, di richiedere al Signore se lui mi vuole in questa Religione, oppure alle Cappuccine, che io pregherò il Signore acciò gli dia lume, perché gli dico, con tutta verità, che ci resterei contenta, qui in questo monastero; ma se poi Iddio mi volesse Cappuccina, ne resterei contenta. Io non desidero altro che la divina Volontà si faccia in me. Io perciò per stare quieta, mi sono gettata nelle braccia del mio Signore e che lui ci pensi, che io non ci voglio pensare. Disponga di me ciò che vuole; solo solo (!) desidero che in me sia adempita la sua SS.ma Volontà. Perciò prego a lei acciò mi dica quel che io da fare, se quel lume di quel giorno gli pare che sia di Dio, oppure del nemico, di farmi Cappuccina, e che io dovessi operare per entrare nelle Cappuccine di Osimo. Onde lo vorrei /di nuovo/ scrivere a Mons. Compagnoni e pure se lei mi volesse mettere per la strada: che devo fare. Io f(accio) grande orazione su questo, punto perché io non vorrei sbagliare la strada di impedire quel che Iddio vuole da me. Mi trovo alle strette: il p. Eusebio vorrebbe che io mi vestissi per il dieci di agosto, ma io vorrei un po’ più tempo. Se io fossi certa che il Signore mi volesse qui in questo monastero, dir(e)i: ” Mi vestirò quando vuole”. Ma se Dio mi volesse in altra Religione, come ho da fare con questa fretta? Perciò richiedo orazione, consiglio per carità acciò io non metta un passo fuori di quello che vuole il Signore da me. Io non so che voglia significare, ogni volta che f(acci)o orazione per questo punto della volontà di Dio, che sia fatta in me, mi sento un giubilo interno e contenta che pare che voglia uscire il cuore dal petto. Mi dica un po’ se che vuol dire la meditazione, mi tenta che pare che voglia uscire il cuore dal petto. La f(acci)o con quiete di anima, solo che, nel sentir leggere i punti della meditazione, mi fa specie e timore. Quando mi sento con lo spirito in Dio, allora non sento timore. Già mi seguita la cognizione di me stessa e mi fa confusione nel vedermi frammessa ed in compagnia di queste religiose, ché mi fa pena e rossore. E mi viene in mente che neppure sarei degna di stargli sotto i piedi, di essere un mattone. Qua si legge la vita di santa Teresa la quale dice che con tanta sua santità, eppure stette tanto angustiata per timore di inganni. Questo ha messo a me timore di essere anche io in inganno, tanto più che mi trovo carica di iniquità e di imperfezione che solo al mio Dio è palese. In questa cosa della Religione, mi fa stare in sospetto, perciò desidero di conoscere chiaro quel che Dio vuole da me, e lo prego che dia lume al suo Ministro acciò non sbagli. Questi giorni, nell’accostarmi alla santa Comunione, mi è accaduto di aver avuto più lume con lo spirito di questo gran mistero di Amore, con un lume dei divini Attributi dell’essere di un Dio di infinita grandezza: ma mi lascia una grande stima e cognizione di questo gran Sacramento. Un altro giorno, mentre facevo orazione mi sentii portare lo spirito ed ebbi luce delle diversità delle grazie che godono gli angeli, di tanti diversi gradi che io non ne so parlare. Alla fine, dopo di aver concepito tanto, fui portata avevo altra cognizione più alta della divina Maestà di Dio, come questo grande Dio stette nel seno di Maria, con molta distinzione … La lascio, per fretta; siccome vi è uno che viene in Macerata, la invio ai miei genitori. Per fretta gli domando la sua santa Benedizione.
/ Ceralacca ed indirizzo / Al molto rev. do Padre padrone colendissimo Il P. Giacinto Aloisi della Compagnia di Gesù – Macerata
/Sintesi altrui/ – Educanda – Orario del monastero. Sta poco bene. Suoi dubbi circa quel mona stero. Ogni volta che essa ci prega sente giubilo. Timori di se medesima. Varie estasi.

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