Sani suor Maria Eletta Clarisse Falerone lettera c.168 spiritualità francescana

Lettera di Suor Maria Eletta (c.168)
Viva Gesù e Maria
A gloria di Dio incomincio a scrivere e per obbedienza del vostro Ministro. Ieri non ebbi tempo di scrivere per gli affari di casa. Ieri sera e questa notte non è stato possibile di poter scrivere stanti le pene, le angustie, i dolori e tentazioni che (sono) continui. Son momenti quando ne sto libera. Insomma prego la di lei carità di raccomandarmi a Gesù e a Maria che mi diano fortezza, fortezza per carità. La tentazione d’impurità è continua. Provo agonie e sudori di morte, stirature di (membra) e nervi, tormenti per ogni parte del corpo, stirature di viscere e di interiora del ventre. Mi punta come punte di ferro ora al ‘filo’ del rene, ora in parti dove dà maggior dolore, ora sotto le braccia, ora fa prova di rompere le ossa, e coste del petto; dolori a pie’ del ventre che fa prova di tirare fuori le interiora, dolori alle giunture delle cosce che mi fanno uscire i nervi fuori della pelle cioè sopra alla carne, come bozzi, dolori e tormenti in ogni parte. E questo lo fa per farmi cadere in par(ti?) disoneste e per farmi cadere nell’impurità, che a volte non ci si può resistere. Solo Dio sa se che pene! Mi fa torcere la vita come un serpe, le ossa dei fianchi escono fuori due dita di altezza, colpi senza termine. Mi fa lividure dove mi colpisce e questo è per ogni parte del corpo, sopra al ventre, per la vita tutta. Mi piglia a parte dietro (a)lle spalle e collo e testa con tirature e tormenti, dentro alla testa fine al fondo degli occhi, dentro alla testa e fuori, ‘botte’ in terra. E sigilla in terra le ossa dei ginocchi e fa prova di scossare in … forma per farmi sentire piaceri impuri, per lo sto¬maco e gola come se ci avessi un serpe, vomiti da farmi strozzare, mi fa assordire, mi fa perdere la favela, non posso parlare, mi intirizzisce come una cosa insensata, scavature delle ganasce delle guance e denti, e fuoco dentro che mi sento ardere le viscere, sudori di morte e mi sento sudori gelati e svenimenti di morte che alle volte mi raccomando l’anima da me e dico: “Signore nelle vostre mani raccomando lo spirito mio”; sconvolgimenti, disturbi, agita¬zioni, inquietudine che inducono all’(estremo) da non poterci reggere e dare in disperazione; le notti intere con smania e inquietudine e dolori e pene: si passa che Dio lo sa come; con diffidenze di disperazioni, con fantasmi per impaurirmi ora con far prova di bruciarmi e farmi distruggere in cenere se gli fosse permesso da Dio. Ma io spero dal mio Dio la forza e l’aiuto di reggere a tutte le diaboliche suggestioni e tormenti del mio nemico. Già mi tormenta più quando devo fare l’obbedienza di fare l’orazione mentale, mi leva il fiato e non posso farlo, ma io offro al mio Dio il tempo e le pene che ci provo. Spesso però mi accade che in fine della mezz’ora datami dalla sua obbedienza di fare la meditazione, Dio per sua infinita misericordia mi rapisce lo spirito e mi dà notizie della sua divinità, bontà e bellezza e amore. Mi solleva lo spirito e mi trovo alla Luce dove lo spirito ha notizia e intelligenza e con certezza vede Dio in quell’alta divinità e lì si accende di un desiderio che lo affila e lo angoscia di desiderio di possedere e amare Dio …
Questa mattina mi ha dato questa cognizione e notizia del suo amore verso di noi misere creature: in che amore ci ama Gesù. O che cuore SS.mo di Gesù innamorato dell’uomo! Sempre penso, giorno e notte: Dio ci ama, ci ama con un amore infinito e ansioso della nostra salute, ché ci ama e ci vuole salvi e ci tira a sé. O amore sì grande! che io non so spiegarmi. Ben sì intendevo quanto sia grande l’amore di un Dio verso le sue creature. Ritornata in me, altro non sapevo dire: “O amore infinito di Dio, non conosciuto dalle creature!” Io dico che se si vedesse in che amore Dio ci ama, noi ci distruggeremmo di corrispondere e di amarlo. O Amore, o Amore da noi non amato e non corrisposto! Non trova tregua il mio cuore per sfogare l’accesa brama verso il mio Dio.
Domani non vengo perché giovedì non potrò fare la Comunione stante che quaggiù in chiesa si fa uno sposalizio di buon’ora: così mi ha fatto sapere il sig. Priore che così è stabilito si deve fare questo sposalizio in chiesa sua; onde non si può andare, bisognerà farla venerdì la Comunione. Ed io verrò giovedì alle ventidue e mezza per fare la Confessione. Richiedo la sua santa Benedizione.
/ Ceralacca ed indirizzo / Al P. Scaramelli /
Sintesi altrui / Ostilissimi assalti impuri con altre tentazioni e tormenti dì ogni genere per ottenere il consenso. Estasi nell’Amor \

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