PARACCIANI URBANO arcivescovo promotore dell’urbanistica della seconda metà del secolo XVIII a Fermo.NOTE DI GABRIELE NEPI

LA CITTA’ DI FERMO TARSFORMATA DAL CARDINALE PARACCIANI URBANO
Note storiche di NEPI Gabriele
Chi, a Fermo dalla Piazza del popolo, vigilata dal burbanzoso Sisto V, si reca al Girfalco, deve necessariamente imboccare viale Mazzini, cui in alto, fa da sfondo la statua di S. Savino, compatrono della città. Viale ampio, in salita, che conduce alla spianata dove, imponente e maestosa si erge la cattedrale. Ma prima del 1771 non era così! Ce lo ricorda una lapide in forbito latino, ora seminascosta dalla folta vegetazione, quasi alla fine di detto viale, prima della svolta per la Casina delle Rose.
La lapide dice che il “Senatus Populusque Firmanus” per opera del Cardinale Arcivescovo Urbano Paracciani rese aperta, dalla piazza al colle (a foro ad jugum) una nuova via. Ciò per dare risalto alla maestà del luogo e degna cornice alla Basilica Metropolitana, abbattendo i ruderi dell’antica fortezza degli Sforza e sistemando il colle con opere di contenimento. Dopo cinque anni, sull’ampio paramento dove spicca la statua di S. Savino, opera di Stefano Interlenghi, fu posta un’altra lapide a “San Savino patrono, il Senato ed il popolo di Fermo”.
Il cardinale Paracciani, nel periodo in cui fu Arcivescovo di Fermo (13 anni dal 1764 al 1777) fondò l’Orfanotrofio, il Brefotrofio, diede degna sede al Seminario arcivescovile come ci attesta tuttora una lapide sulla ex sede, a fianco del Carmine . Anzi fece del tutto per farsi assegnare dalla sede apostolica la biblioteca dei Gesuiti (soppressi nel 1773), per poi passarla al Seminario che fino al 1955 ebbe sede a fianco della chiesa del Carmine. Potenziò inoltre la cappella musicale della Basilica Metropolitana; effettuò nel 1773 il Sinodo.
Visitò la vasta diocesi, imprimendo un ritmo di convegni del clero. Favorì inoltre i pescatori di Porto San Giorgio. Nel periodo in cui fu Arcivescovo di Fermo si verificarono molte carestie, ma la Diocesi non ne risentì, data la sua preveggenza e la sua provvidenza. Altro suo merito è quello di aver riordinato l’archivio arcivescovile, immensa miniera di atti e documenti relativi non solo ai centri della vasta diocesi, ma anche di Tortoreto, Colonnella, S. Benedetto del Tronto, Acquaviva Picena, Ripatransone, Montelupone etc. Ancor oggi il più importante ed attrezzato delle diocesi delle Marche, e visitato e consultato da studiosi italiani e stranieri specie tedeschi. I primi documenti risalgono al sec. IX.
Il Paracciani morì il 2 gennaio 1777 rimpianto da tutti. La lapide posta sulla sua tomba precisa che volò al cielo all’età di 61 anni, mesi 10, giorni 25. Era nato a Roma nel 1716. Mandato a Fermo quale Arcivescovo nel 1764, due anni dopo, Papa Clemente XIII (1758-1769), lo creò cardinale. Per non lasciare la sua Fermo, chiese ed ottenne dal Papa che la berretta cardinalizia gli fosse imposta qui nella Basilica Metropolitana, anziché in S. Pietro a Roma.< Da NEPI, G. Curiosità Storiche su Fermo e il Fermano” Fermo UTEFE 1996, pp. 229 -230>

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