GRASSI beato Antonio di Fermo virtuoso nella purità, nella fiducia e nella serenità. Notizie di Giuseppe Cecarini

LA PURITA’ D’ANIMO E DI CORPO IN GRASSI BEATO ANTONIO – SOBRIETA’ – SPERANZA
Notizie desunte dal libro del gentile amico sacerdote Cecarini don Giuseppe
Quando il p. Antonio Grassi era costretto a parlare dei vizi contrari alla purezza, usava parole con tale circospezione da spingere all’ammirazione il cardinale Domenico Maria Corsi che, chiamato come teste nel processo informativo, riferì che padre Antonio provava dispiacere nel “sentire cose che non fossero più che oneste a tal segno che, andando per le strade, se accadeva che udisse qualche parola scomposta, sentiva mettersi sossopra lo stomaco tanto che era costretto a sputare con impeto, non potendo patire quella venefica esalazione di quell’inonesto parlare».
Padre Antonio era modestissimo negli occhi per cui non li fissava mai su oggetti pericolosi e …agiva sempre con tanta modestia. Diceva spesso a se stesso: “Ho fatto un patto con i miei occhi” e pregava: “Distogli, o Dio, il mio sguardo dalle vanità”. Egli spiegava il suo comportamento come imitazione di quello di alcuni santi e portava l’esempio di san Tommaso d’Aquino e di san Luigi Gonzaga.
Come omaggio alla purezza, amava molto il colore bianco e così la pulizia esteriore, come segno della purezza interiore. Per questo, nonostante usasse vestiti poveri, ne curava oltremodo la pulizia. Nel processo informativo, il teste marchese Lorenzo de’ Nobili di Fermo depose di aver visto nel volto del religioso una chiarezza soprannaturale, in modo che dalla forma, e dal colore, il volto gli pareva che talora assomigliasse a san Filippo e talora a san Giuseppe». La purezza interiore si rifletteva nel volto di Antonio!
LA TEMPERANZA
«Madre della sanità è l’astinenza». Così rispondeva il beato Antonio a chi gli chiedeva di moderare i suoi digiuni, soprattutto da anziano e sofferente per varie malattie. Era moderato nel mangiare. Quasi sempre si cibava di verdura senza sale e con poco olio. Raramente mangiava carne o pesce. Chi gli stava I vicino a tavola commentava che «padre Antonio mangiava come un cardellino». Osservava con esattezza il digiuno quaresimale, anche nella sua avanzata età ripeteva spesso che all’anima spetta il dovere di curare la buona salute dei corpi.
Se qualche confratello, per la stanchezza del lavoro o per malattia chiedeva di poter moderare il digiuno quaresimale, come superiore dell’Oratorio accoglieva la loro richiesta, pur continuando ad affermare che l’uso della verdura era cosa salubre. Egli faceva uso del solo pane con le erbe.
Come esempio di vita, ricordava le penitenze dei santi monaci della Tebaide. A quanti gli chiedevano come potesse cibarsi di verdure così insipide, egli rispondeva: «E i monaci dell’eremo che mangiavano? E quanti poveri cittadini non hanno né pane né vino!». Era quanto mai parco nell’uso del vino, mescolandolo con abbondante acqua, tanto da chiamarla «acqua avvinata».
Non disdegnava un po’ di aceto, poiché egli diceva, «insieme all’acqua spegneva bene la sete». Durante i mesi caldi che procuravano tanta arsura non beveva mai fuori dei pasti. Si contentava, a volte, di masticare una foglia di acetosa per estinguere la sete, quando era costretto a passare molte ore al confessionale. Per riuscire a mantenersi in questa rigida regola di vita, chiedeva aiuto al Signore nella preghiera.
Parimenti usava mortificare gli occhi e tutti gli altri suoi sensi. Mortificava talmente la sua lingua, da destare meraviglia nei confratelli. Unanimi sono le testimonianze processuali: il suo modo d’agire era veramente eroico.
CUORE PIENO DI SPERANZA nella divina Misericordia
La fede accendeva una forte speranza in Dio nel cuore del beato Antonio. Spesso lo si sentiva esclamare: «Abbiamo un Dio così buono che ci ha dato la sua vita fino all’effusione di tutto il sangue in croce… Come possiamo dubitare che continui a darci la sua vita… ora, che non gli costa niente?… Dio ha voluto soddisfare i nostri debiti pagando un così caro prezzo per noi! La fede ci presenta un Dio pieno di amore e questo accende nel cuore tanta speranza».
«Non abbia timore – diceva padre Antonio a un penitente che dubitava della misericordia di Dio – anzi prenda gran confidenza e speranza di esser fatto partecipe della sua croce, che è segno di predestinazione».
Agli sfiduciati diceva: «Confidate nel Sangue di Gesù, che è di infinito amore». Quando si rivolgevano a lui persone tormentate dagli scrupoli e che, pur confessandosi, non rimanevano tranquilli, nel timore di non aver esposto con sincerità le loro colpe, per cui, tornavano di nuovo a confessarsi, senza mai raggiungere la necessaria tranquillità, egli le tranquillizzava invitandole a fidarsi della misericordia di Dio e di stare allegre, così come diceva san Filippo, poiché Dio vuole essere servito con allegrezza.
Non è necessaria una matematica ansiosa ricerca del numero delle colpe, ma un pentimento che porta a sperare di godere del perdono di Dio meritato da Gesù col sacrificio della croce. «Nulla esiste più della misericordia di Dio. Fidiamoci di lui». Così gli scrupolosi riacquistavano serenità. «Non sgomentatevi della vostra fragilità – diceva di continuo – poiché Dio è il medico buono che prova grande gioia a risanare i cuori ammalati per i loro peccati».
Diceva ancora: «Offrite tutte le vostre miserie e travagli come trono per l’esaltazione e la gloria della divina misericordia, la quale sarà maggiormente esaltata e lodata in cielo, quanto più vi avrà liberati da maggiori miserie. Più è grave la malattia, e più è felice il medico per l’avvenuta guarigione». Infatti, egli ripeteva, «Iddio è venuto nel mondo per accollarsi le nostre miserie ed usare misericordia poiché è Pater delle misericordie e Dio di ogni consolazione».
«Diffidate di voi stessi – consigliava insistentemente – e confidate in Dio».
Per incoraggiare a vivere in questa confidenza, presentava l’esempio del re David: «fu peccatore… ma fu perdonato perché pentito. Gesù prese la natura umana annoverandosi tra i figli di David, per cui le folle si rivolgevano a lui dicendogli: Gesù, figlio di David, abbi pietà di noi. Sarà usata verso di noi la Misericordia usata verso David peccatore, ma così pentito da esclamare: pietà di me Signore».
Antonio parlava spesso di paradiso, con umiltà e franchezza, fondando la sua speranza nei meriti della passione di Gesù Cristo. Egli cercava poi di spingere i penitenti ad avere fiducia dell’intercessione della Madonna. Era solito dire: «La Madre di Dio non partorì Cristo per essere il nostro giudice, ma il salvatore … mostrandoci un Gesù indulgente che ci conduce all’eterna gloria dopo l’esilio terreno. Ella è il rifugio e la speranza dei peccatori».
Spingeva i penitenti ad aver fiducia sia nella Madonna che in san Filippo, poiché «tutto quello che la Madonna chiede a Gesù, suo prediletto figlio, l’ottiene; tutto quello che san Filippo chiede alla Madonna pur l’ottiene».
A questa fiduciosa speranza, il beato Antonio faceva aggiungere un santo timore di Dio che rappresenta uno stimolo che spinge sempre a rendere gloria a Dio con una vita di bontà.
Il beato Antonio cercava di infondere nei penitenti una gioiosa speranza, spronandoli a mettere ogni impegno, sostenuto dalla grazia di Dio, a vivere come figli devoti che cercano di evitare tutto ciò che contrasta con la sua santità. Questo modo di vivere era fonte di gioia per Antonio che aspirava a fare in terra due viaggi: uno a Loreto e l’altro nella Gerusalemme celeste, alla quale continuamente aspirava dopo il pellegrinaggio terreno, «simulato da quello della beata terra lauretana».
In occasione di un’epidemia, la città di Fermo era piena di ammalati e di persone rese povere dalla malattia che le teneva lontane dal lavoro e dal guadagno. Il beato Antonio cercò di infondere fiducia e coraggio a infermieri e medici. A chi gli domandava come potesse pagare i debiti contratti per aiutare i poveri, egli rispondeva che non si preoccupava perché, raggiungendo gli ottanta anni di vita, avrebbe avuto il tempo per mettere a pareggio i conti. Questa predizione si avverò. Dopo la sua morte, le persone devote sintetizzarono la sua vita, con queste parole: «Amò davvero! Sperò davvero!». P. Antonio era un uomo che amava e sperava.
Cecarini Giuseppe, “ikl Beato Antonio Grassi”. Fermo 2009 p. 48ss

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