Il pittore Salvatore Tricarico dipinge Gesù che porta la Croce segno delle persone martoriate

Gesù porta la Croce

 

GESU’ PORTA LA CROCE dipinto di Salvatore Tricarico 2020

E’ molto significativo il dipinto realizzato quest’anno dal pittore Salvatore Tricarico perché in Gesù che porta la croce sulle sue spalle si intende ogni persona umana che è martoriata. Il Cristo, Messia di Israele, si è voluto mettere e resta insieme con i sofferenti, con i numerosi ultimi della storia umana. Egli non ha esitato ad accettare l’umiliazione con lo scopo di donare misericordia. E’ dipinta l’aureola luminosa attorno al suo capo coronato di spine per la santità della sua vita donata, mentre le mani abbracciano il duro legno della croce e lo sorreggono con il coraggio di chi agisce per redimere i fratelli mal ridotti. La tunica del martire è bianca come segno dell’innocenza di Gesù. Tiene ai fianchi un cordone perché si è votato all’amore misericordioso, mentre con gli occhi socchiusi medita, prega ed offre al divin Padre la sofferenza degli altri e la propria, con la fiducia di creare un futuro migliore. Si è caricato dei nostri dolori per portarci alla risurrezione. Il Papa Giovanni Paolo II si è espresso molto bene nell’enciclica “Il Vangelo della vita” dicendo che il Signore dà la vita per i propri amici (Gv 15,13) e in questo dono generoso di sé stabilisce una nuova alleanza con l’umanità nel segno della sua libertà e del suo regalo di gioia. Dalla sua croce nasce e si diffonde il “popolo della vita”. Scrive questo santo pontefice (n.51):  “La contemplazione della Croce ci porta così alle radici più profonde di quanto è accaduto. Gesù, che entrando nel mondo aveva detto: «Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (cf. Eb 10,9), si rese in tutto obbediente al Padre e, avendo «amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine» (Gv 13,1), donando tutto sé stesso per loro. Lui, che non era «venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,45), raggiunge sulla Croce il vertice dell’amore. «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13). Ed egli è morto per noi mentre eravamo ancora peccatori (cf. Rm 5,8). In tal modo egli proclama che la vita raggiunge il suo centro, il suo senso e la sua pienezza quando viene donata. La meditazione a questo punto si fa lode e ringraziamento e, nello stesso tempo, ci sollecita a imitare Gesù e a seguirne le orme (cf. 1 Pt 2,21). Anche noi siamo chiamati a dare la nostra vita per i fratelli realizzando così in pienezza di verità il senso e il destino della nostra esistenza. Lo potremo fare perché Tu, o Signore, ci hai donato l’esempio e ci hai comunicato la forza del tuo Spirito. Lo potremo fare se ogni giorno, con Te e come Te, saremo obbedienti al Padre e faremo la sua volontà. Concedici, perciò, di ascoltare con cuore docile e generoso ogni parola che esce dalla bocca di Dio: impareremo così non solo a «non uccidere» la vita dell’uomo, ma a venerarla, amarla e promuoverla.

 

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