Nepi Gabriele ricorda Cesare Borgia signore di Fermo narrato da Niccolò Macchiavelli

NEPI Gabriele

Cesare Borgia signore di Fermo nel lontano primo maggio

La famiglia Borgia, oriunda dalla Spagna, celebre nella storia, per avere espresso dal suo seno Papa Callisto III (+ 1458) e Papa Alessandro VI (+1503) sotto il cui pontificato venne scoperta l’America, nonché Lucrezia Borgia, Cesare Borgia, detto anche Duca Valentino ed altri.

Cesare, figlio del Cardinale Roderico Borgia (poi Alessandro VI) e di Vannozza Cattanei, fu avviato alla carriera ecclesiastica di arcivescovo e cardinale. Ma rinunciò ad ogni dignità e al diaconato, secolarizzandosi ebbe subito parte importante nelle vicende politiche d’Italia, narrate da Niccolò Machiavelli, autore, tra l’altro della “Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nell’ammazzare Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo, il signor Pagolo e il duca di Gravina Orsini”. Come è noto occupò la Romagna e poi il Ducato d’Urbino. Machiavelli, che lo conobbe in questa città, ne rimase ammirato. Leonardo da Vinci lavorò per lui, fortificando varie località. Astuto, intelligente, colto, valente nelle armi, era diventato l’incubo dei signorotti dell’Emilia e Romagna. Suo motto era Aut Caesar aut nihil o essere come Giulio Cesare o niente. Sulla sua spada aveva fatto incidere Cum nomine Caesaris omen (il nome di Cesare è un augurio). I regnanti e signorotti dell’Italia centrale, temendo di essere sconfitti ed uccisi, si unirono nella lega di Magione). Vi facevano parte tra gli altri Oliverotto da Fermo. Ma egli li prevenne. Con “il bellissimo inganno” (Macchiavelli) li convocò a Senigallia ed il 31 dicembre 1502 li fece strangolare; più tardi il 18 gennaio 1503 farà strangolare altri.

A Fermo, la notizia dell’uccisione di Oliverotto giunse fulminea il 10 gennaio 1503. Grande l’esultanza dei fermani che vedevano “spento” il loro tiranno. Oliverotto aveva commesso molti delitti e molte uccisioni per giungere alla signoria della città. Le città ed i potenti “trovavano più sicuro aderire a lui che resistergli”, (Machiavelli) e Fermo ben presto manda ambasciatori al Borgia. Tra essi il conte Paccarone e Francesco di Leonardo. Ritornarono in città gli esuli banditi da Oliverotto. Venne il legato pontificio (si ricordi che era Papa il padre di Cesare) e requisì le rocche dello Stato di Fermo; venne anche il conte Giacomo Nardino da Forlì delegato di Cesare Borgia; “homo molto destro che oprò tanto che li cittadini elessero per signore il Duca e così voleva el Papa che se facesse. Il primo de magio in consiglio fu gridato per signore il Duca Valentino e dato lo governo a detto conte Giacomo”.

Ma il 18 agosto 1503 muore Alessandro VI. Gli succede Pio III che aveva retto la Diocesi di Fermo prima di salire al soglio pontificio. Proteggeva Valentino, ma dopo soli 26 giorni di papato, muore il 18 ottobre 1503. Giulio II, che gli succede, esautora il Valentino e lo fa imprigionare. Dopo fortunose vicende e varie peripezie, il 12 marzo 1507 il Valentino muore combattendo sotto le mura di Viana nella Spagna.

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