Nepi Gabriele ricorda Sisto V di nazione Fermana

Gli ultimi giorni di Sisto V

Faceva caldo, molto caldo in quell’ultima decade di agosto 1590. Sisto V era al quinto anno di pontificato .Lui diceva che Il lavoro febbrile, i dispiaceri causati dalla Spagna, le cure del governo, gli avevano procurato febbri intermittenti. Tuttavia, pur con la febbre, aveva celebrato il pontificale; aveva ricevuto delegazioni di vari Stati ed esplicava un’attività incessante e poliedrica. Soleva dire che “un principe deve morire in mezzo agli affari del suo ufficio”. E così avvenne.

Nonostante il persistere della febbre, il 18 agosto partecipò, a piedi, ad una processione di lunga durata; nei giorni 22; 23; 24 agosto disbrigò affari di Stato. La febbre dapprima scomparve; poi ritornò, violentissima. Il 27 agosto, Sisto V moriva nel palazzo del Quirinale; primo papa ad abitarvi, primo Papa a morirvi. In soli cinque anni, aveva rinnovato Roma, innalzato obelischi, eretto la cupola di S. Pietro, costruito acquedotti, estirpato il brigantaggio, risanato le finanze pontificie.

Prima di essere papa, Sisto V era stato Vescovo di Fermo; era nato nel territorio del suo Stato e amava definirsi natione firmanus: di nazione fermano. Rinunciò alla sede di Fermo nel 1577 per altri ed alti incarichi in Vaticano. Elevò la sede vescovile di Fermo ad arcivescovile, dandole quali Diocesi suffraganee: Macerata, San Severino M., Tolentino, Ripatransone e Montalto. Rinnovò l’università ed accordò a Fermo molti altri privilegi.

Abbiamo parlato di Quirinale dove avvennero quattro conclavi (altri in Vaticano). Tale palazzo fu fortunato per i marchigiani. Nel solo periodo dal 1823 al 1846, vi furono eletti ben tre Papi marchigiani su quattro: Leone XII di Genga di Fabriano (1823); Pio VIII di Cingoli (1829); Gregorio XVI (il solo non marchigiano: di Belluno) e Pio IX di Senigallia (1846).

Altra curiosità è che, quando morì Sisto V, furono celebrate solenni cerimonie funebri in tutto lo Stato pontificio, e specialmente in tutte le Marche, data la sua origine marchigiana. In Ascoli, finite tali celebrazioni, non si trovava chi pagasse le spese. Solo cinque anni dopo la morte di Sisto V, ci fu qualcuno che pagò. Il motivo? Perché Sisto V non aveva elargito ad Ascoli i benefici concessi a Fermo. Ad Ascoli, riferisce lo storico mons. Giuseppe Fabiani, aveva regalato “un bel nulla d’oro rilegato in argento”.

Però Ascoli ha allestito nel 1990 in onore di Sisto una mostra, stupenda.

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