MONTELPARO (FM) NEGLI STUDI DI CROCETTI GIUSEPPE SUL TERRITORIO

GIUSEPPE CROCETTI, Note sul patrimonio delle radici religiose, amministrative, artistiche e socio- culturali del passato e delle attuali permanenze a 

 M  O  N  T  E  L  P  A  R  O

<PREMESSA aggiunta: Nell’anno scolastico 1988\1989 la Presidenza serviglianese della Scuola Media inferiore fu sollecitata dai colleghi montelparesi a far riscoprire il patrimonio storico di Montelparo. Si rivolse pertanto allo scrittore sacerdote Crocetti Giuseppe che dichiarava di godere per il patrimonio storico dell’arte montelparese profusa un po’ dovunque nei palazzi e nelle chiese. Allora decise di dare voce alle opere edificate, ai monumenti e alle tradizioni locali in base alle ricerche e letture in diversi archivi e biblioteche che gli rivelavano molti rapporti di Montelparo con vari artisti, con l’Imperiale Abbazia di Farfa, con il monastero (in un periodo abbazia benedettina) di S. Vittoria, con il Presidato Farfense, con il Rettore della Marca. Si apprezzano le pagine che egli ha redatto in un anno d’intenso lavoro intellettuale con lodevoli risultati che illustrano i tesori d’arte profusi nelle chiese del territorio dia Montelparo, facendo scoprire, tra l’altro, i nomi di artisti finora sconosciuti. L’autore che è nato a Santa Vittoria in Matenano ed è stato parroco a Monte Urano, ha lasciato le sue carte all’Archivio storico arcivescovile di Fermo. Auguriamo felice lettura di quanto qui estratto. >

I. IL TERRITORIO E LA POPOLAZIONE DI MONTELPARO (FM)

   Montelparo anticamente fece parte del Comitato di Fermo ed anche del Presidato dell’Abbazia di Farfa (in comune rietino di Fara). Attualmente fa parte della diocesi di S. Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. Il suo territorio ha una superficie di 21,5 Km quadri, tra la zona sorgentifera del fiume Ete Vivo ed il fiume Aso, nel comprensorio della «Comunità Montana dei Sibillini» che beneficia dei favori disposti dalle leggi per le zone montane. Questo comune confina con i territori di Santa Vittoria in Matenano, Monteleone di Fermo, Monsampietro Morico, Monterinaldo.

  Il centro abitato  ha le abitazioni disposte lungo ripiani a semicerchio da oriente ad occidente, rinforzati dai sostegni di mura fatte con pietra locale. Le loro diversità testimoniano la graduale espansione abitativa del castello medioevale, lungo il corso dei secoli. Tra un ripiano e l’altro fanno da collegamento le vie piuttosto ripide che nel risalire si muovono tra i progressivi livelli dei ripiani dell’altura fino ad arrivare alla cima collinare detta contrada Castello. Uno slittamento franoso nella parte settentrionale del colle nel 1683 produsse rovine notevoli; altre lame avvennero con il terremoto del 1703. Ma tale instabilità permane nella zona orientale che è infida per le costruzioni abitative, nonostante la bella esposizione al sole.

   Le coordinate geografiche del capoluogo: Longitudine Est da Greenwich 13°, 40’, 20”; dal meridiano Romano di Monte Mario = 1°, 04’, 20”.  Latitudine Nord dall’equatore al parallelo 43,01.

   Molti sono i fossi che scavano i versanti collinari del territorio; sono alimentati dalle piogge con sorgenti secolari e scendono ripidi e profondi a valle, delimitando le rispettive contrade rurali. Ecco quelli notevoli.

.-. Il fosso Gajanello si forma sotto le mura occidentali del paese, attraversa la omonima contrada fino a confluire nel fiume Ete Vivo.

.-. Il fosso delle Streghe nasce dalle alture Colle Tondo e Colle Acuto nel territorio moltelparese di settentrione, poi scorre a valle, determinando i confini con i comuni contigui di Monteleone di Fermo e Sant’Elpidio di Monsampietro Morico.

.-. II fosso Sant’Andrea scaturisce sotto le mura orientali del paese, scende rapido a valle tra dirupi per confluire nel torrente Indaco il quale riceve le acque dei fossi della contrada Cortaglie, al confine con Monterinaldo.

.-. Al fiume Aso confluiscono i fossi delle contrade di Santa Lucia, del Serrone, della Celestiale, di S. Maria e del Roncone scritto ‘Rengone’ nella cartografia dell’lstituto Geografico Militare di Firenze. Roncone deriva da roncola (di uso agricolo) e questo fosso ha un percorso curvo, ad arco, nello scendere rapido a valle facendo una curva a sinistra per scorrere poi un tratto in parallelo al fiume Aso, dove finisce per confluire.

Scrive B. Egidi: «Il terreno, prevalentemente del Miocene e del Pliocene, presenta piegamenti e rilevamenti che, uniti alla vasta attività. erosiva dei vari torrenti sono in continua ondulazione con caratteri accentuati e nervosi, con incavature abbastanza profonde, e ritmici canaloni nei calanghi della contrada Gajanello».

    Eccoi dati altimetrici più significativi del territorio montelparese. Il centro urbano si eleva alla bella altitudine di 588 metri sul livello del mare. I versanti collinari digradano fino a m. 222. Ecco le quote più basse: altitudine m. 230 al fiume Ete Vivo; m. 256 Torrente Indaco; m. 290 contrada Madonna Celestiale; il fiume Aso, m. 283 a confine con Santa Vittoria in Matenano; il fiume Aso m. 222 al confine con Monte Rinaldo.

Studi geologici recenti esplorano la ricognizione di una grande vena d’acqua che attraversa l’altura del territorio da Nord verso Sud-Est. La sua acqua va ad alimentare diverse antiche fonti e finisce per scaricarsi nella zona del Campo Sportivo.

   Le fonti hanno tutte un necessario rapporto con sorgenti d’acqua e le più note sono: Fonte Carello in contrada Sala, documentata nel sec. XVI; Fonte della Via, a Nord-Est fra le contrade di Catigliano e Madonna delle Grazie. Ci sono fonti menzionate nel catasto del 1783 nelle contrade: Fonte Coppa (o del coppo); Fonte Sant’Angelo, Fonte Maggio, Fontanelle, e Fonte.

   Nel territorio montelparese non si riscontrano sorgenti di acque termali, o dotate di acque particolarmente terapeutiche. Per gli usi domestici, tutto il territorio comunale è servito dalla rete idrica dell’Acquedotto del Pescara, con alto serbatoio sulla vetta al Monte Cucco, opera realizzata nella seconda metà del secolo XX.

Le strade serpeggiano lungo il suo territorio, molto ondulato e frastagliato. Ecco le strade provinciali, tutte bitumate:

.a. – La Provinciale «Montottonese» che viene dl confine con la contrada Sant’Elpidio Morico, attraversa il capoluogo, prosegue per Santa Vittoria in Matenano.

.b. – La Prov.le di collegamento con Monteleone, si inserisce da oriente del Monte Tondo con la predetta «Montottonese».

.c. – Altra Prov.le collega la parte montelparese con Monterinaldo ed Ortezzano;

.d. – La Prov.le delle «Coste» collega con la nota Strada Statale N° 433, Valdaso.

   Due strade assai utiui sono state realizzate negli ultimi anni del secolo XX, dagli Enti di Bonifica, uno di Valtenna e l’altro di Valdaso: la prima in tortuosi tornanti attraversa la contrada Gajanello per congiungersi cori la strada lungo la valle dell’Ete; la seconda lungo la pianeggiante valle dell’Aso parte nei pressi del Ponte Maglio, lungo la sponda sinistra dell’Aso va al bivio per Ortezzano.

   Le strade comunali, che si cerca di mantenere bene, facilitano il collegamento tra le abitazioni sparse nelle contrade rurali con percorsi verso il capoluogo ed verso i comuni vicini.

   Il clima è tipico dei paesi di alta collina ed è gradevole. Scrive il Pastori nel suo libro su Montelparo: «L’aria che qui si respira è sottile e salubre; l’orizzonte che si gode dall’alto è spazioso e molto aperto». Dalle alture l’occhio è appagato al vedere i Monti Sibillini, le prominenze preappenniniche di Montefalcone, Smerillo, Santa Vittoria in Matenano e il Monte dell’Ascensione. Si nota il digradare delle colline verso il mare e tutto attorno emergono i paesi arroccati su alti colli stondati.

   Per fruire del buon clima le case del paese sono prevalentemente esposte verso Sud ed Est, al riparo dalle correnti di tramontana. Come in molti altri paesi piceni, i capricci dei grandi temporali, spesso, si concludono con dannose grandinate. Si ricorda che anticamente, per rompere ed allontanare le correnti dei rannuvolamenti turbinosi, si ricorreva al suono insistente del campanone ed allo sparo fragoroso dei mortai.

   La buona stagione favorisce un turismo di ritorno, invitando a trascorrere a Montelparo una vita serena e ben ossigenata: sono molti i montelparesi emigrati, per lavoro o altro, che, da altre città, con la loro famiglia, tornano non solo per il nostalgico richiamo del paese natio, ma anche per respirarne l’aria salubre e disintossicante.

   La popolazione residente gode le ottime qualità ambientali, ma da anni è in diminuzione. Nel 1990 in tutto il territorio comunale risiedevano poco più di mille abitanti, con una densità demografica di 47 abitanti per Kmquadrro, densità ben assai inferiore alla media nazionale italiana che allora era di 172 abitanti, ma andava anch’essa dimuendo. Nei secoli passati la popolazione di Montelparo ebbe consistenza numerica in un’ascesa dipendente da circostanze di floridezza economica, che tuttavia era spesso minacciata da carestie, guerre e pestilenze. Da mezzo secolo l’indirizzo economico ha compromesso l’occupazione nel settore agricolo di fronte all’incremento conseguito dai settori industriale e terziario, anche nei pubblici servizi.

   Un tempo, Montelparo arrivò ad avere quai 2.400 abitanti. Nella «Descrizione della Marca Anconitana» dell’anno 1356 si legge che a Montelparo pagavano la tassa del «fumante» (cioè del focatico) 200 famiglie, che, moltiplicate per il coefficiente 5 dato dagli studiosi di statistica storica, indicherebbe una popolazione di mille abitanti, così come ai nostri giorni. Per gli ultimi due secoli i registri documentano:

ANNO 1782 ABITANTI 1168; an. 1860 abit. 1641; an. 1936 abit. 2358; an. 1951 abit. 2310,  an. 1961 abit. 1866; an. 1971 abit. 1267; an. 1981 abit. 1121, ANNO 1990 abitanti 1013.

   Dopo una secolare crescita costante; a cominciare dalla seconda guerra mondiale si è verificato un calo continuo, molto accentuato nel quaranternni dal 1951 al 1991, i censimenti mostrano la perdita di oltre mille abitanti. Tra il 1936 ed il 1990 la popolazione di Montelparo è diminuita del 57%, percentuale tra le più alte nella provincia di Ascoli Piceno. C’è stato un complesso di concause come la crisi dell’agricoltura e dell’artigianato paesano, la mancata creazione di insediamenti industriali ed artigianali di un certo rilievo, la sottoccupazione del bracciantato. Molte persone emigrano dai paesi collinari per trovarsi altrove un lavoro più dignitoso e meglio retribuito. Di molto è diminuita anche la natalità: pochi i nati.

   Peraltro, il reddito medio per abitante si è andato accrescendo, grazie anche alle pensioni di anzianità. Inoltre la meccanizzazione agricola e le scelte migliorate nelle colture i terreni hanno dato rese sempre più alte a beneficio dei pochi lavoratori rimasti a lavorare la terra. Le coltivazioni di un tempo erano basate sulla produzione di cereali e foraggio ed sulla coltivazione delle viti sparse nei campi, o a filari, poi si sono sostitute con altro come gli impianti di frutteti nella pianura del fiume Aso, e i razionali vigneti nelle colline esposte al sole. Si accentua la tendenza verso colture estensive di barbabietole da zucchero, granoturco e girasoli. Cambiamenti anche nell’allevamento del bestiame: bovini, suini e pollame vario sono allevati in moderni e razionali stalle. Scomparsa la conduzione a mezzadria, la lavorazione prevalente dei campi è quella diretta; poi si sono create alcune aziende agricole, condotte a mezzo di salariati fissi e giornalieri.

Per quanto riguarda le altre attività il censimento fatto nel 1981 dava queste indicazioni anche per quelli che non lavoravano la terra: artigiani numero 41; commercianti num. 49; servizi occupati n. 8 vennditori ambulanti n. 13.

   Le aziende artigiane comprendevano i seguenti settori: calzaturieri n. 3; Falegnami n. 3, nell’edilizia n. 6, nelle maglieria n.2, in macellerie n. 2; fabbri n.2) termoidraulici n. 2; parrucchieri n. 2. Figuravano 4 negozi di generi alimentari, 3 negozi per tessuti, 5 agenti, o rappresentanti di commercio.

   Tra i professionisti sono elencati il medico, il farmacista, l’odontotecnico, geometri ed architetti, periti agrari e consulenti del lavoro, assicuratori, ecc.

   La scuola dell’obbligo comprendeva: la Scuola Materna in un ambiente ben strutturato con giardino e cortile ombreggiati; la Scuola Elementare e la Scuola Media Statale avevano sede nei locali dell’ex convento di S. Agostino, con biblioteca, sala di lettura, cortile, porticato e spaziosi corridoi.

   Il sogno nel cassetto di ogni amministratore comunale è quello di far diventare il proprio paese un centro con forte richiamo turistico nel potenziamento di alcune attrattive fondamentali: paese pulito, edifici restaurati, passeggiate alberate, ristoranti con cucine caratteristiche, manifestazioni folkloristiche e popolari.

Fior d’ametista,

Montelparo ha buon clima e bella vista,

ricco è di storia, arte e quanto basta

per suscitare l’incanto del turista.

 A Montelparo si organizzavano il «giovedì grasso» per ragazzi, il «1° Maggio dei lavoratori», la «festa di S. Maria» che si svolge nella prima decade di settembre, il «premio Castello» per la pittura estemporanea, la promozione di convegni culturali e scientifici, l’attività della piscina coperta. Inoltre si prodigava particolare cura per il restauro delle chiese, ricche di storia e di opere d’arte. Una particolarità è la presenza dei giovani handicappati, presso l’Istituto di Riabilitazione «G. Mancinelli» con ospiti provenienti da tutta la regione marchigiana.

   L’Associazione «Pro Loco» ha provveduto per la promozione di attività sociali e culturali per collegare a Montelparo le famiglie emigrate, per esaltare le glorie storiche ed artistiche del paese, dando vita per qualche anno ad un foglio periodico: «Il Murello». Ha favorito le celebrazioni centenarie in onore del Card. Gregorio Petrocchini, illustre figlio di questa terra,  e provveduto per la pubblicazione del libro «Montelparo. Guida Storico-Turistica».

Il futuro turistico di Montelparo viene promosso con le attività recettive di pensioni, alberghi e ristoranti create da privati con genialità, decoro e buon gusto. Tra queste «il Cantinone», è il noto ristorante del centro abitato. L’albergo-ristorante «La Ginestra» in contrada Coste è dotato di campi da tennis e piscina.

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