Arte Eucaristica e confraternite del SS. Sacramento nel Fermano (Crocetti Giuseppe)

ARTE PER L’EUCARISTIA

   Iniziamo la ricognizione di alcune espressioni d’arte a sostegno del culto eucaristico, lungo un arco di tempo che abbraccia circa mezzo millennio, dal XV al XX secolo, seguendo un breve itinerario, unicamente per rilevare qualcosa che può anche suggerire  un percorso per incrementare il diffondersi del culto religioso che è nelle prospettive ecclesiali.

   Iniziamo dalla chiesa metropolitana, e precisamente dalla cappella del SS. Sacramento nel suo impianto antico a metà del suo lato sinistro, abbellito con dipinti e decorazioni a tempera del pittore fermano Giacomo Cordella (1824 – 1908) seguace dell’Overback, cultore di una visione che si stacca dal neoclassicismo per aderire alla purezza di un’arte impregnata di misticismo, promossa dalla corrente pittorica dei Nazareni.

   Dal  policromo altare costruito in marmo, si eleva il monumentale tabernacolo, lavorato in bronzo nella bottega dei celebri fratelli Lombardi Solari in Recanati circa l’anno 1570, su commissione del Capitolo metropolitano fermano. In esso gli artisti hanno riprodotto le forme, date dai medesimi, al tabernacolo per il Duomo di Milano.

   Ha base ottagonale con otto formelle all’intorno, cm 110 x 87, realizzate in bassorilievo stiacciato, quasi fossero opera pittorica, con fine ricchezza di tanti particolari. Vi sono riprodotto otto storie di Gesù Cristo: Natività;  Adorazione dei magi;  Disputa al tempio; Ultima Cena; Orazione nel Getzemani;  Flagellazione;  Salita al Calvario;  Crocifissione. Sette di questi bassorilievi si ritrovano ripetuti nei pannelli delle porte di bronzo della Basilica della Santa Casa in Loreto. Sopra la cornice del basamento si eleva uno stilobate con cilindro fasciato da tralci di viti con grappoli d’uva, che a sua volta regge un tempietto periptero a dodici colonnine gotiche, con intercolumni, e al coronamento finale le statuine dei dodici apostoli con al vertice il Cristo Risorto.

   IL ciborio è opera di stile rinascimentale, disegnata dal prof. Salomone Salomoni e realizzate dal marmista  Gaetano Chiaravalle di Servigliano con tasselli di pregiati marmi policromi, come il rosso levantino, l’alabastro egiziano, il giallo ed il verde antico, con le brecce cristalline, raccolte tra i reperti dei ruderi dell’antica Faleria.     Questa cappella comunica con la sacrestia, ricco museo storico liturgico, dove si conservano preziosi oggetti d’arte relativi al culto eucaristico (n.d.r. dal 2004 è attivo il Museo diocesano a lato della torre della stessa cattedrale con casule,paramenti, pastorali, mitre,  messale, calici, pissidi, ostensori, reliquiari e altro d’uso per le celebrazioni eucaristiche)

   La famosa casula del secolo XII, è appartenuta a san Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury e donata alla Cattedrale fermana dal suo vescovo Presbitero che era stato compagno del martire inglese nello Studio di Bologna.

   L’artistico messale dei vescovi Giovanni De Firmonibus e Domenico Caprinica ha miniature eseguite nel 1436 dal pittore Giovanni, figlio di Mastro Ugolino da Milano, abitante in Fermo.

   Un calice d’argento con coppa dorata, ricco di smalti con figure d’animali simbolici come l’unicorno rampante, fu donato circa l’anno 1530 dal canonico fermano Antonio Gigliucci.    Un ricchissimo ostensorio d’oro, tempestato di brillanti, fu donato nel 1717 dal fermano dott. Romolo Speziali ( medico della regina Cristina di Svezia).    Vistoso corredo di paramenti ricamati in oro, in tutti i colori liturgici.     Un’antica mitra preziosa,  fu donata dal papa Pio II.      Il pastorale di tartaruga, intarsiato in madreperla, è appartenuto al cardinal Felice Peretti ( vescovo fermano) poi papa col nome di Sisto V.    Serie di sette candelieri  a lamina d’argento con croce in uso per le Messe pontificali, fusi nel 1769 dall’argentiere Romano Bartolotti (di Roma). Confiscati nel 1799 dai francesi invasori, furono riscattati dall’arcivescovo Minucci Andrea.

   A Fermo, nella chiesa di san Domenico, nel 1844, fu eretta la ‘Cappella del SS. Sacramento’  con suo particolare altare, lavorato in legno. Sono ammirevoli per finezza di disegno gli intagli dorati che ornano il tabernacolo ed il fronte dei gradini laterali.

   Il tronetto per l’esposizione eucaristica si eleva sulla sommità dell’altare, vero monumento a base cilindrica, con colonnine corinzie a sostegno del cornicione sul quale poggia una cupola con la croce. Negli specchi laterali sono rappresentati in intaglio simboli e strumenti della Passione di Cristo. Tutto l’insieme è considerato come fine opera di un artigiano fermano, rimasto sinora anonimo.

   Il Seminario arcivescovile ospita due tele raffiguranti ‘La Cena di Gesù con gli apostoli’. Nella nuova grande Sala per riunioni è stata trasferita di recente un’interessante tela barocca, attribuita al pittore fermano Ubaldo Ricci (1669 – 1732) dipinto eseguito per conto della confraternita del SS: Sacramento, ospite allora nella chiesa dei Gesuiti.

Nella cappella dei teologi, la pala d’altare è una squisita tela in stile neoclassico, opera del pittore Luigi Fontana da Montesampietrangeli (1827 – 1908: probabile bozzetto del soggetto dipinto a tempera sul muro nella chiesa del S. Sacramento e Rosario a Grottazzolina, dove l’artista nel 1884 profuse con sapienza straordinaria altre tematiche per abbellire la Casa del Signore con pitture, decorazioni e sculture, tanto che da molti si ritiene che la chiesa di Grottazzolina sia la più bella chiesa  decorata dal Fontana nelle Marche.

   Il monumentale tabernacolo di questa chiesa  è pregevole opera in intaglio dorato su disegno del montegorgiese Sante Morelli.

Pertanto nel giro di visite sarà utile e gratificante farvi sosta per provare un genuino godimento spirituale, suscitato dalla contemplazione dell’intero complesso artistico, ottimamente conservato.

Procedendo è opportuno salire in vetta al colle di Santa Vittoria in Matenano, dominato dalla chiesa della Risurrezione, popolarmente chiamata ‘Il cappellone’ che conserva all’interno quasi integre le strutture dell’ornato di gesso in stile barocco, eseguito per conto della ‘Societas Corporis Christi’ negli anni 1643 – 1647, dagli scultori e modellatori in stucchi di gesso, i fratelli Bernardino e Domenico Evangelista di Macerata.    Le pitture con scene bibliche di soggetto eucaristico sono creazione de pittore tuderte Francesco Bruschi, il quale negli anni 1656 – 1658, vi dipinse, oltre la Deposizione dalla croce, che è nella parete di fondo, le scene dei riquadri delle pareti laterali: La raccolta della Manna ,  Il pane del profeta Elia   e  La cena del Signore andata perduta.

La stessa confraternita, quando i canonici decisero di erigere la nuova chiesa collegiata ai piedi della vetta del colle Matenano, provvide a sue spese alla costruzione dell’Altare maggiore, affidata al Mastro falegname Giuseppe Brunetti da Santa Vittoria in Matenano, nonché alla realizzazione della grandiosa pala raffigurante La Cena di Gesù con gli apostoli opera neoclassica del pittore Giuseppe Mistichelli da Montesampietrangeli (1762 – 1809) finita e consegnata nel 1780, ed ornata da splendida cornice, intagliata a giorno dal maestro falegname  locale Luigi Contucci.

   Nella sacrestia della stessa collegiata si conservano oggetti d’arte assai preziosi, relativi al culto eucaristico.

   Una croce stazionale in lastra d’argento dorato, con piedistallo poligonale, finemente cesellato, adorno di motivi floreali e nielli con figure di santi, riferibili all’arte gotica senese del primo trecento.

   Un calice in rame dorato, con piede mistilineo e decorazioni gotiche, con patena recante al centro la figura smaltata del Redentore benedicente; arte marchigiana del secolo XV.

   Un reliquiario della sacra Spina a forma di tempietto, poggiante su di un piede lobato, arte marchigiana del secolo XVI.

   Una croce astile in lastra di rame sbalzato e dorato su supporto ligneo, riferibile al secolo XV.

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