DIES ILLA per la anime defunte.Raccolta Vesprini Albino a Belmonte Piceno. Dialetto

Dies irae popolare. Belmonte.
DIESILLA, DIESILLA
Diesilla, diesilla,
solve secula in favilla,
scrive Davide con Sibilla.
Gesù pio co’ gran terrore,
giudicherà il peccatore.
Sonerà la viva tromba,
e ogni valle ne rimbomba.
Da li corpi d’ogni tomba,
pe’ la forte stronatura
risorgerà ogni creatura
dall’antica sepoltura.
Sorgerà morte e natura.
Tutti andremo al tribunale,
co’ l libbru d’ogni mortale
dove è scritto il bene e il male.
Avanti al giudice sedente,
tutto a Dio sarà presente.
Chi de noi sarà innocente?
Chi sarà pe’ noi assistente?
Chi pe’ noi avrà premura?
La buon’opera sarà sicura.
O clemente maestà,
salva l’uomo per tua bontà,
per tua fonte di pietà.
Recurrimo a Gesù pio,
fatto uomo pe’ conto mio:
Me creasti, me sarvasti
co’ la croce me rcomprasti,
fa alfine che ciò basti.
Tribunale di contrizione,
avanti a Dio si fa ragione,
dacci la tua remissione.
Come reo me pentisco,
e ogni colpa riconosco,
d’aver offeso a torto Cristo.
Maddalena perdonasti,
e il ladron accontentasti,
la speranza a me donasti.
Io te prego, non son degno,
de venire nel tuo Regno
tu, Signore me pòi fa’ degno
e no’ mandacce in basso regno.
Fa che luogo ci sia dato,
fra gli Angeli beato
e dai rei separato.
Da quell’atri benedetti
è separati li maledetti,
e nel fuoco stanno astretti.
Che non ce manni tra i dannati
a eterni affanni condannati.
Colla faccia in terra china,
te preghiamo, Maestà divina,
che abbi cura di nostra fine.
In quel giorno spaventoso,
buon Gesù giusto e pietoso,
donaci pace e riposo.
Che non abbiamo eterno danno
quando tutti risorgeranno.
Diesilla lacrimosa,
alle anime del Purgatorio
portatele in Paradiso
diesilla, diesilla.

DIASILLA DE GUSTI’
Diasilla, diasilla,
comme ad’è bisogna dilla:
“Io so’ un povero cencioso
d’ogni cosa bisognoso;
non ciagghio più gnente de pà’
me bbisogna un saccu de grà,
vaco da quilli che ce l’ha:
me la farrà la carità?”
“Un saccu de grà lu darrò,
ma prima lu devi pagà
perché io non fo la carità!”
A sintì questa risposta,
Gustì jette fori testa.
Diasilla, diasilla,
comme adè bisogna dilla:
“Su ‘stu munnu stimo stritti.
Meglio fa sparì li puritti.”
Dicìa Gustì a denti stritti,
senza sfamà li figliulitti.
Gustì prega Sant’Antoniu
che l’avaru jesse a lu demoniu.
Sconsolatu caminava,
mentre a casa se ne rghiava;
de fame e rabbia bestemmiava
e allora se raccommannava:
“O caru Sant’Antoniu,
fallu portà via da lu demoniu.
Diasilla, diasilla
comme ad’è bisogna dilla:
chi non fa la carità
su ‘stu munnu non duvrìa sta.
Gustì bussa e n’atra casa,
ma non ce rimedia cosa.
Co’ ‘n bastò lu patrò lu minaccia
e con furia via lu scaccia.
Diasilla, diasilla,
comme ad’è bisogna dilla:
non merita il Paradiso
chi non dona manco un sorriso.

PER IL VINO – VIASILLA
Co’ la testa alquanto brilla
sempre l’anama è tranquilla.
Co’ quel vino puro, puro,
incurante del futuro,
io so’ l’omo più sicuro.
Vino forte, con gusto pieno,
a noi gradito perché ameno,
da non potenne faa’a meno.
Dei bicchieri fra ‘l dolce suono,
io davver più lieto sono
di un sovrano sul suo trono.
Benedetta sia la natura,
che una bibita sì pura
dié all’umana creatura.
Acqua chiara maledetta,
sii da noi sempre interdetta
perché ce dài solo fiacca.
O viasilla lacrimosa,
l’ubriacone ha ‘na sua cosa:
è che vede il mondo rosa.

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