Maria Eletta Sani lettera c. 117 Falerone Macerata

Maria Eletta Sani lettera c. 117
Viva Gesù
Mi forzo a scrivere perché l’obbedienza vuole, ma gli accerto che non potrò scrivere stante che mi sento un affanno di morte. Poi da questa mattina in qua, mentre facevo un po’, di orazione e pregavo il mio Gesù e mi forzavo a sperare vedendo che la sua Misericordia mi ha p(enetrato ) la vita, è segno chiaro che mi vuole salva. Facevo varie preghiere: tutto in (un) tempo mi ha assalito con colpi in testa (nella) parte dietro della testa, tanto veementi che non so che dolori siano questi e ancora mi seguitano. Non posso alzare gli occhi. Mi escono le lacrime dagli occhi, senza che io mi accorga. Dentro la testa mi ha ribaltata con dolore ben grande. Ma tutto è poco a paragone dei dolori di Gesù. Una cosa bisogna che lo dica: se (in) questo tenore di vita in cui mi trovo io, fossi certa di dare gloria e
gusto a Dio, sarebbe consolazione e contento (per) me e non più afflizione e croce, anzi mi sarebbe troppo di contento e non più di croce. Ma mi conviene di inchinare il capo dicendo: “Fiat voluntas tua”. Nella sua lettera sento che lei si rallegra tanto e poi tanto con me. Ma io non sono capace nel mio spirito di sollevar(mi). Solo sono contenta nel mare degli affanni e delle afflizioni e croci, facendo un’offerta di tutto alla Bontà divina. Ma non già che io mi fidi di me stessa, benché mi accada di ricevere questi lumi e ispirazioni e cognizioni, non già che possa avere una certezza e sicurezza e certezza(!). E chissà come sar(ò) davanti a Dio!? Si sono ingannate tante anime più buone e più avanzate nelle virtù, tanto meno io che sono un lago di iniquità: è da temerne grandemente! Il più che mi possa quietare sarebbe questo: se i lumi e le cognizioni e le spiegazioni che Dio volesse del mio vivere secondo la sua volontà, vorrei che l(e) desse a conoscere al suo Ministro, cioè a lei. Forse ne avrai più fede e certezze che non in me. Di me temo grandemente. Io poi volevo accusarmi di tutti i peccati per minuto la testa non mi regge più: i soliti assalti e mille sorti d’inquietudine. Domando la sua s. Benedizione. Domani già verrò all’ora accennatami da lei.

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