Maria Eletta Sani lettera c. 118 Macerata Falerone

Maria Eletta Sani lettera c. 118
Per fare sempre la sua obbedienza mi protesto e propongo e mi riconfermo, mi rilego sotto la sua obbedienza, assistenza e obbedienza perché lei mi vorrà assistere e farmi la carità. Questo lo fo per vincere e fare contro il nemico, ma lo scrivo piangendo, forzandoci e rivolgendo verso Gesù, Dio mio! lo venni da lei nel principio per avere aiuto e per soccorso della mia povera anima. Ma ohimè, che gli dico per verità che ieri sera provai pene insopportabili con veementi assalti di disperazione di non venire mai più da lei. Mi diceva: “O tu lasci questo frataccio oppure noi ti strozzeremo!” E due volte fece prova di strozzarmi. Poi ora con colpi nella testa, ora con colpi per la vita che mi faceva quasi svenire, sempre acciò lasciassi e non venissi mai più da lei. Sempre più mi tormenterà se io seguiterò (a) venire da lei. Per dispetto suo mi tormenterà più che mai con tormenti e con assalti disonesti che, ieri sera, provai fierissimi assalti di impurità a lungo che io mi trovavo talmente oppressa e abbattuta che mi strascinai ai piedi del Crocifisso, dissi: “Mio Dio, lo spirito è pronto, ma la mia umanità non ne può più, abbattuta per ogni parte”. Questa notte poi ho seguitato a penare e questa mattina ho fatto la Comunione che solo Dio sa il tutto, in che forma peno. Io non posso più (di)lungarmi, mi sento morire ; ma sempre più mi protesto di fare la volontà di Dio e del suo Ministro. Domando la sua s. Benedizione.

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